Zone economiche speciali

Le ZES come strumenti di accelerazione dello sviluppo economico

Amedeo Lepore
Coordinatore del tavolo di lavoro "ZES"

Uno dei settori che, in questi mesi di lockdown, ha dato un contributo decisivo alla tenuta economica e sociale del Paese è stato la logistica, che ha assicurato alla popolazione costretta nelle proprie abitazioni e a settori cruciali per la resilienza del sistema italiano le risorse necessarie in condizioni di emergenza. La ripartenza dell’economia nazionale è, a maggior ragione, legata alla tenuta e allo sviluppo di questo comparto essenziale, in grado di connettere sempre più rapidamente la produzione con i mercati e di rappresentare un elemento insostituibile di un’industria moderna all’interno delle catene globali del valore. 

Le ZES come strumento di accelerazione dello sviluppo

Una scelta di lunga lena per il potenziamento dell’intero complesso della logistica, in particolare nel Mezzogiorno, è sicuramente costituita dall’attuazione delle Zone Economiche Speciali. Queste aree, infatti, sono state istituite con l’obiettivo precipuo di attrarre grandi investimenti, favorendo la crescita delle imprese già operative o la nascita di nuove realtà industriali nelle aree portuali e retroportuali e implementando le piattaforme logistiche, collegate anche da intermodalità ferroviaria, attraverso alcune agevolazioni fiscali aggiuntive, il rafforzamento degli sportelli unici doganali, le semplificazioni delle procedure amministrative, la riduzione del sistema burocratico e un insieme di altre misure volte a intensificare la complementarietà tra attività produttive, infrastrutture, stoccaggio e distribuzione su lunghe distanze mediante gli sbocchi marittimi. 

Le ZES possono trasformare in sviluppo l’espansione dei traffici determinata dal raddoppio del Canale di Suez e dalle nuove rotte della seta

Le ZES, se rese finalmente operative, possono diventare strumenti di accelerazione dello sviluppo economico e svolgere un ruolo di straordinaria importanza soprattutto nel bacino del Mediterraneo, intercettando l’espansione dei traffici determinata dal raddoppio del Canale di Suez e dalle nuove rotte della seta, offrendo canali convenienti per fare dell’Italia e del suo Meridione un baricentro dei corridoi di comunicazione e di trasporto tra l’Europa e le principali direttrici globali. In questo modo, anche le attività manifatturiere potrebbero giovarsi di nuovi mercati di sbocco e, in generale, di un consistente accrescimento delle opportunità di internazionalizzazione per i propri flussi di merci.

Al momento le ZES istituite in Italia sono quelle della Campania, della Calabria, della Puglia-Basilicata (Ionica Interregionale) e della Puglia-Molise (Adriatica Interregionale). Altre Regioni, come la Sicilia, la Sardegna e l’Abruzzo, stanno provando a completare il relativo iter. Ma anche quelle già istituite segnano il passo, cosicché le Zone Economiche Speciali nei fatti sono ancora al punto di partenza:

  • non è stata finora resa operativa l’unica novità introdotta dalla Legge di Bilancio 2020 – insieme alla proroga fino al 2022 del riconoscimento per i beni acquisiti dalle imprese del credito d’imposta per gli investimenti – relativa alla nomina, quale Presidente del Comitato d’indirizzo della ZES, di un Commissario Straordinario del Governo;
  • le semplificazioni e le zone doganali intercluse, approvate per legge, non producono ancora effetti perché prive di procedimenti unificati e di mezzi concreti di attuazione;
  • si stanno avviando le procedure per la costituzione degli sportelli unici per le imprese presso le autorità portuali, ma senza un reale coordinamento;
  • è tutto fermo in relazione all’obiettivo di far rientrare le imprese della logistica all’interno del credito d’imposta.

4 interventi per essere operativi subito

Si tratta allora di passare celermente alla fase operativa, superando ogni ulteriore inerzia. In particolare, Merita si propone di:

Semplificazione, coordinamento sovraregionale, credito d'imposta e piena attuazione dei Piani di Sviluppo Strategico

  1. indicare una significativa integrazione delle norme di semplificazione, anche in sede regolamentare – laddove possibile – al fine di disporre l’unificazione di tutti i diversi procedimenti, a cominciare da quelli autorizzativi, relativi agli investimenti e alle altre iniziative previste, e di fornire mezzi adeguati per l’attivazione delle accelerazioni amministrative nelle ZES e l’attuazione delle zone doganali intercluse all’interno dei porti di ciascuna Regione;
  2. sollecitare la partenza effettiva degli sportelli unici per le imprese presso le autorità portuali e la realizzazione – per questa come per tutte le altre facilitazioni stabilite per le ZES – di un coordinamento sovraregionale e un monitoraggio da parte del Governo;
  3. fornire un contributo di analisi e proposta all’avvio di un confronto concludente con la Commissione Europea per sfruttare l’adozione di norme maggiormente flessibili in materia di aiuti di Stato – che rientrano tra le misure adottate in sede europea a sostegno dell’economia, in deroga alla disciplina ordinaria – allo scopo di permettere l’applicazione del credito d’imposta a tutte le imprese che operano nel campo della logistica;
  4. sollecitare le Regioni per la piena attuazione dei Piani di Sviluppo Strategico in tutti i loro punti strategici, che vanno dai protocolli da sottoscrivere con gli altri enti territoriali e le Prefetture, alla realizzazione degli accordi previsti con Invitalia per l’accelerazione delle procedure di investimento e della negoziazione con le imprese interessate, alla esecuzione degli interventi di carattere infrastrutturale collegati ai porti, alle aree industriali e logistiche, a tutti i collegamenti interni alle ZES, fino alla messa in opera delle misure aggiuntive al credito d’imposta previste in ogni realtà, sia come incentivo che come riduzione fiscale.

Per queste ragioni, Merita vuole iniziare un confronto e un impegno attivo sul tema dell’attuazione delle ZES, coinvolgendo i soggetti interessati (imprese, autorità portuali, lavoratori, enti e associazioni dei territori meridionali) per avanzare proposte operative per sbloccare definitivamente la partenza effettiva di questa scelta strategica per il Sud e per il Paese.

La ripartenza: 5 cose da fare subito. Infrastrutture, Zes, lavoro, giovani, inclusione
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