01 maggio 2020   Articoli

Tempi speciali per assumersi responsabilità

Marco Zigon - Il Sole 24 Ore

Sono passati poco più di due mesi da quando il contagio da Covid-19 ha travalicato i confini asiatici e ha investito il continente europeo, quindi l'intero pianeta, aggredendo per primo il nostro Paese. In poche settimane è cambiata la geografia economica globale. La pandemia ci ha resi consapevoli che il fattore propulsivo della globalizzazione - la capacità di accorciare le distanze negli scambi di merci e persone - si è manifestato nella rapidità di propagazione del contagio con effetto se possibile ancora più pervasivo.

È venuta cosi in evidenza una “vulnerabilità” di sistema di cui non avevamo compiuta percezione. Il che impone una riflessione sulla necessità di far fronte adeguatamente alle criticità che mettono a rischio la sicurezza globale. Anche quelle il cui impatto sembra di medio-lungo periodo, quali i cambiamenti climatici che incidono sulla sostenibilità ambientale e che finora abbiamo avuto la presunzione di poter rinviare alle generazioni future.

Occorre giungere a un "governo mondiale delle emergenze" nella consapevolezza che l'interesse generale vince sugli interessi particolari e che la condivisione di intenti rappresenta un vantaggio per rutti. Eventi come questa pandemia possono e devono rappresentare uno stimolo per accelerare lungo questo percorso.

L'Europa è entrata in azione in ritardo e in maniera disunita, quando il contagio è dilagato per primo in Italia, anche se poi ha recuperato mostrando una buona volontà che dovrà tradursi in fatti. Oggi tutti i Paesi del nostro continente devono affrontare le delicate fasi poste dall'emergenza provando a reagire nel difficile equilibrio tra il contenimento del rischio contagio e la ripresa del sistema economico entrato in una pericolosa recessione.

L'avvio di una politica economica europea condivisa - a sostegno di tutti i Paesi - sta avendo una lunga gestazione perché non è ancora pienamente maturata la consapevolezza che l'unica opzione possibile è la condivisione dei problemi e delle soluzioni. È anche una questione di fiducia. Ciascun Paese dovrà guadagnarsi quella degli altri.

Adesso si tratta di mettere a frutto gli sforzi dell'Italia in seno all'Unione e dare vita alle misure individuate per affrontare e superare questa crisi.

Mi riferisco alle risorse messe in campo dalla B.C.E., al nuovo impianto del Mes che se privo di condizionalità rappresenta una cospicua risorsa per tutti i necessari investimenti nella filiera della sanità e infine al Recovery fund che se attivato in tempi stretti (questo è il vero tema) può essere il giusto compromesso per sostenere la ripresa di tutti i Paesi europei.

In ultimo, ma non per ultimo, vi è la sospensione del Patto di Stabilità che dovrà essere definitivamente superato per lasciare spazio a un massiccio piano di Investimenti in infrastrutture sovranazionali e nazionali a cominciare dai 1.000 miliardi previsti per 11 Green new deal.

Veniamo adesso al nostro Paese e alla tanto dibattuta Fase 2 che dovrebbe segnare il punto di inizio di una graduale ripresa. In questo percorso lungo e articolato bisogna avere ben chiare alcune cose:

  • la salute dei cittadini è certamente la principale priorità, ma dobbiamo tener presente che in questa circostanza non esistono soluzioni e percorsi a rischio zero;
  • l'urgente ripartenza delle imprese e del lavoro, i motori propulsivi della nostra economia, con il rilancio della domanda pubblica intanto che riprende quella privata;
  • la consapevolezza che sino a oggi, nonostante la pandemia e il lockdown, le imprese hanno continuato a sostenere il Sistema Paese contribuendo alla sua tenuta sociale.

Come? Onorando i propri impegni verso lo Stato, anticipando il pagamento della CIG ai propri dipendenti, mantenendo attive tutte le risorse possibili in smart working.

A questo punto è lecito chiedere che lo Stato faccia la propria parte e che le azioni annunciate dal governo a sostegno dei cittadini e delle imprese inizino a dispiegare i loro effetti prima che sia troppo tardi.

I tempi assolutamente straordinari che stiamo vivendo esigono risposte immediate.

In sintesi, è il momento di una grande assunzione di responsabilità: • da parte dei cittadini che devono continuare a dare prova di comportamenti virtuosi, fondamentali in questa delicata fase di transizione;

  • da parte delle imprese e dei sistemi economici in generale che devono fare ogni sforzo per sostenere la ripresa riprogettando il loro modo di operare;
  • da parte del governo - soprattutto - che con il supporto delle competenze necessarie deve prendere senza tentennamenti decisioni appropriate, mettere in campo le azioni conseguenti, garantire ai cittadini e al sistema economico il rigoroso rispetto degli impegni assunti.

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