05 settembre 2020   Articoli

Sviluppo ecosostenibile per far ripartire il Sud

Intervista a Claudio De Vincenti di Gaetano De Stefano - La Città di Salerno

L’Italia è in recessione, come certificato dallo Svimez. Dobbiamo preoccuparci?

Sì, la crisi indotta dal Covid-19 ha colpito pesantemente tutto il Paese mettendo sotto pressione la tenuta delle imprese, i livelli occupazionali, i redditi delle famiglie. E’ in corso un rimbalzo della produzione, come era naturale attendersi una volta terminato il lockdown, ma per il momento le prospettive restano fortemente incerte: la crisi di per sé induce le imprese a tagliare i programmi di investimento e le famiglie a ridurre i consumi, con effetti depressivi che si prolungano nel tempo. A ciò si aggiunga che la crisi ha colpito non solo il nostro Paese ma tutte le economie avanzate, che quindi fronteggiano la stessa situazione di incertezza, e questo condiziona la ripresa del mercato mondiale e quindi anche le prospettive di domanda estera per le imprese italiane.

Cosa fare per far ripartire l’economia?

E’ essenziale uno sforzo coordinato di tutti i Governi dei Paesi avanzati, così come sta facendo l’Unione Europea, per ridare fiato all’economia con programmi di investimento pubblici e di sostegno agli investimenti privati. Ed è questa della risposta coordinata alla tragedia sanitaria e sociale del Coronavirus che può diventare anche l’occasione per innescare un nuovo meccanismo di crescita di lungo periodo centrato sul Green Deal e sullo sviluppo ambientalmente e socialmente sostenibile. Il Recovery Fund della Commissione Europea va appunto in questa direzione e fornisce al nostro Paese la chance, che non possiamo sprecare, per ricostruire le basi di uno sviluppo stabile e duraturo dell’economia italiana.

Secondo lei finora il Governo ha adottato i provvedimenti giusti o poteva fare di più?

I provvedimenti adottati, nelle parti riguardanti il sostegno ai redditi di lavoratori e famiglie e il supporto alla liquidità delle imprese, erano - e in parte sono ancora - assolutamente necessari. Si poteva fare di più nel rendere più rapide ed efficaci le procedure per far arrivare quei sostegni a famiglie e imprese, ma la direzione era ed è quella giusta. Piuttosto, sarebbe stato bene che Governo e Parlamento evitassero di inserire in quei provvedimenti anche norme che c’entrano ben poco e che distribuiscono bonus inutili o istituiscono nuovi microrganismi amministrativi di cui non si sente alcun bisogno. Infine, col decreto semplificazioni si poteva fare decisamente di più intervenendo a sfoltire i passaggi amministrativi delle fasi di progettazione e autorizzazione, che sono quelle che maggiormente allungano i tempi di realizzazione delle opere, mentre ci si è concentrati sulla sola fase dell’affidamento dei lavori e con misure in parte discutibili. 

La pandemia sembra aver acuito le differenze economiche tra Nord e Sud Italia. L’emergenza, però, può essere pure l’occasione per colmare il gap?

Le crisi tendono a portare con sé un aumento delle diseguaglianze sociali e territoriali. Una risposta forte basata sul Recovery Fund può evitare che questa storia si ripeta e gettare le basi per una ripresa duratura del Mezzogiorno d’Italia che chiuda via via la forbice con il resto del Paese. A questo scopo, deve essere chiaro che l’assistenzialismo è il peggior nemico del Sud e che le risorse vanno usate per costruire le basi strutturali per lo sviluppo del Mezzogiorno: investimenti e innovazione da parte delle imprese, infrastrutture fisiche e digitali attraverso investimenti pubblici, istruzione e formazione dei giovani con un uso rigoroso della spesa sociale. E, per inciso, l’iniziativa di domani 6 settembre a San Mauro Cilento sulla bioeconomia evidenzia proprio una delle filiere di investimenti più promettenti in questa prospettiva.

Quali risorse possono essere utilizzate per rilanciare davvero il Mezzogiorno?

Prima di tutto, quelle dei fondi di coesione europei e nazionali che sono destinati prevalentemente al Meridione e che gli portano in dotazione 70-80 miliardi di euro da qui al 2027. Si tenga poi conto che gli stanziamenti ordinari, ove si applichi finalmente la regola che abbiamo introdotto col Governo Gentiloni di una riserva del 34% (cioè in proporzione alla popolazione meridionale), implicano altri 70-80 miliardi di investimenti al Sud. A tutto ciò si aggiungono oggi le risorse che verranno dal Recovery Fund e che, ancora una volta applicando la regola del 34%, significano una iniezione straordinaria di ulteriori 70 miliardi per il Mezzogiorno. Le risorse ci sono, la sfida che sta davanti al nostro Paese e al suo Mezzogiorno è quella di usarle finalmente appieno e in modo efficace per innescare sviluppo.

In Campania si vota per il rinnovo del Consiglio regionale. Cosa suggerisce al nuovo presidente della Regione?

Prima di tutto di riprendere e rilanciare il Patto per la Campania che nel 2016, nel quadro dei Patti per il Sud, è stato firmato dal premier Renzi e dal Presidente De Luca e che contiene progetti importanti dotati delle consistenti risorse necessarie a realizzarli. Poi, di curare l’interazione con il Governo nazionale per definire obiettivi e regole di utilizzo delle nuove risorse che ho indicato prima, a cominciare da quelle europee del Recovery Fund. E infine, ma forse è in realtà la questione centrale, di dare spazio alle forze vive – imprese, lavoratori, giovani, associazioni – di cui la Campania è ricca affinché possano esprimersi senza bardature burocratiche e intermediazioni parassitarie.

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