21 maggio 2020

Carrino: Aerospazio vero motore ma in Campania manca uno scalo

Intervista a Luigi Carrino di Emanuele Imperiali – Corriere del Mezzogiorno

L'aerospazio è un volano dell'economia campana dopo la pandemia, ma deve poter disporre di uno scalo appropriato, al servizio delle sue esigenze logistiche. Lo testimoniano i numeri: fattura per l'export un miliardo e 147 milioni, occupa circa 12mila addetti, pari al 22% del totale italiano, genera un valore aggiunto superiore del 71% rispetto alla media. Il solo Distretto aerospaziale campano riunisce 16o imprese, 22 delle quali di grandi dimensioni e i8 tra Centri di ricerca e Università. Il Dac, guidato da Luigi Carrino, lancia il Restarting by transforming a sostegno delle aziende regionali del settore per il dopo Covid-19 ed eroga alle aziende del Distretto consulenza personalizzata per gestire i rischi derivanti dall'emergenza corona virus.

Presidente Luigi Carrino, in che modo l'aerospazio può offrire un contributo alla ripresa dopo la pandemia? «La Campania è l'unica regione italiana e europea ad avere un rilevante distretto aerospaziale ma limitato nelle sue capacità di competizione dall'assenza di un aeroporto dedicato alla logistica industriale. Una situazione che non può durare».

Come mai la Puglia ha battuto la Campania sul filo di lana?

«Sono trascorsi circa 15 anni da quando l'allora Alenia Aermacchi decise di realizzare in Puglia il più imponente programma nazionale di investimenti industriali degli ultimi 20 anni, localizzando a Grottaglie la produzione e la logistica delle sezioni di fusoliera e dei piani di coda del Boeing 7E7. La carta dell'intervento di adeguamento dell'aeroporto di Grottaglie fu giocata quando la Campania sembrava avere acquisito il programma di investimenti e fu decisiva nella scelta finale dei vertici dell'azienda».

Oggi la Campania potrebbe prendersi la rivincita, eppure.

«Dopo tanti anni, sembra che la lezione non sia stata ancora assimilata: purtroppo nulla è cambiato rispetto alla situazione degli inizi degli anni '90. Le proposte relative all'aeroporto di Capua e al possibile utilizzo duale dello scalo di Grazzanise sono rimaste esercitazioni teoriche».

Non c'era stata qualche apertura dalla Difesa?

«Nessun concreto passo in avanti è stato registrato dopo gli incoraggianti incontri preliminari con gli alti vertici del Ministero della Difesa e dell'Aeronautica Militare, cui va riconosciuta una disponibilità notevolissima, e le analoghe iniziative condotte con i diversi portatori di interesse per l'aeroporto di Capua. Ad oggi non c'è un piano che preveda l'integrazione delle infrastrutture aeroportuali destinabili al settore con i porti e la rete ferroviaria della Campania. Auspico che i vertici regionali, sul tema delle infrastrutture, manifestino lo stesso positivo attivismo che la giunta De Luca ha mostrato su tanti altri temi connessi al settore».

Cosa propone lei che è presidente del Dac per rilanciare l'industria aerospaziale regionale?

«La presenza in Campania di importanti imprese dell'aviazione commerciale e generale, della manutenzione e della logistica aeronautica, è un presupposto per l'avvio e il consolidamento di programmi industriali strategici, ad esempio da parte di Leonardo e da parte di Tecnam. E poi occorre sostenere la ricerca sperimentale in volo del Cira e delle nostre Università, i programmi per i non pilotati, per i quali bisogna prevedere infrastrutture per la sperimentazione e la produzione e specifici corridoi di volo».

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