25 gennaio 2023   Articoli

Il gas di TAP da incubo a modello

Emanuele Imperiali - Corriere del Mezzogiorno

Giorgia Meloni torna dall’Algeria con in tasca nuovi accordi per aumentare le importazioni di gas dal paese nordafricano, ormai divenuto il primo fornitore del nostro Paese. Il piano Mattei si fonda sull’idea di un’Italia hub energetico del Mediterraneo. 

Con i piedi ben ancorati nelle regioni del Sud. In prima fila la Puglia, che Claudio Descalzi, ceo dell’Eni, indica come un territorio strategico perché terminale di arrivo del Tap.

Quel Trans Adriatic Pipeline che da 17 mesi trasporta il gas del giacimento di Shah Deniz nel Caspio dalla frontiera greco-turca, attraversa la penisola ellenica e Albania, sulla costa leccese, a Melendugno. 

Un gasdotto che fa parte del Corridoio Meridionale, grazie al quale il metano azero è stato capace in questo anno e mezzo di svolgere un decisivo ruolo sostitutivo rispetto alle forniture russe ormai ridotte ai minimi termini con la guerra in corso. 

Snam ha già lanciato un piano di espansione propedeutico al progetto di un hub meridionale dell’energia, e la strada ideale per realizzarlo concretamente, come dimostrato proprio dal Tap, è quella degli accordi diplomatici per favorire l’uso del gas, anche perché ancora per molto tempo ne avremo bisogno, e ci aiuterà perfino a produrre idrogeno. 

Nei piani degli azionisti, Bp al 20%, Socar al 20%, Snam al 20%, Fluxys al 19%, Enaga’s al 16% e Axpo 5%, il gasdotto può salire a 20 miliardi di metri cubi di capacità annua dagli attuali 10, anche se per arrivarci ci vorranno circa 5 anni di tempo e investimenti stimati in 1,3 miliardi, divisi pro-quota tra i sei. 

La novità interessante è che, dopo il via libera dell’Ecofin, gli Stati membri, tra cui l’Italia, potranno finanziare le infrastrutture strategiche del gas con debito comune, facendone richiesta entro la prossima estate.

Descalzi ha ribadito che l’Eni si sta già preparando ad aumentare la propria capacità aggiuntiva, pari a più di un terzo di quanto l’Italia ha comprato da Mosca nel 2021.

Chissà come saranno fischiate le orecchie ai tanti, troppi detrattori del progetto, che in Puglia, stregati dalla sindrome di Nimby (non nel mio giardino), si opposero strenuamente alla costruzione del Tap, in nome di un malcelato ambientalismo confuso con una sorta di omaggio alla deindustrializzazione e di un vago quanto erroneo concetto di un Sud isola felice dove il turismo da solo avrebbe avuto effetti taumaturgici. 

Per fortuna così non è stato e oggi, se l’Italia intera non si ritrova con un’incolmabile penuria di gas, è anche grazie a quanti hanno invece difeso strenuamente il progetto, magari sacrificando qualche voto sull’altare di un buon governo.

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Energia

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