20 maggio 2020   Articoli

Gloria Giorgianni: «È ora di creare un’Agenzia per l’audiovisivo al Sud»

Intervista a Gloria Giorgianni di Renato Franco - Corriere della Sera

Non solo cinema e fiction. Ci sono anche documentari e docufiction, che adesso — più che mai — soffrono, anche loro bloccati in attesa di ripartenza. Prima dello stop era un settore dell’audiovisivo in espansione, con quote di mercato sempre più importanti. Si parla di qualcosa come 600 titoli nel 2019 (solo per quanto riguarda le uscite al cinema), che hanno visto nei passaggi al box office un volume di affari intorno agli 8 milioni e mezzo di euro con oltre 1 milione di spettatori. «Quella di documentari e docufiction è ormai una vera e propria industria che ha conquistato sempre maggior spazio nel mercato grazie a un pubblico attento e partecipe — spiega Gloria Giorgianni, produttrice (con la sua Anele) e nel consiglio direttivo dell’Associazione Produttori Audiovisivi (Apa), presieduta da Giancarlo Leone —. Il documentario offre una serie di vantaggi: è un tipo di prodotto più facilmente realizzabile e con un altissimo livello di replicabilità. In sostanza invecchia meno rispetto ai prodotti di fiction e intrattenimento».

Apa ha aperto un tavolo con la Rai per capire come aiutare un’industria che da qualche mese all’interno della tv pubblica ha una direzione di genere appositamente dedicata: «Fino ad ora in Rai non c’era un’individuazione certa delle risorse disponibili perché il comparto era spezzettato in varie strutture (le reti, RaiCinema, RaiCom, RaiFiction) e quindi si faticava a conteggiare il budget complessivo. La Direzione Documentari è un ottimo segnale: per noi ora è importante che faccia chiarezza sulle risorse, dia un ordine operativo e illustri la linea editoriale».

Non è questo l’unico aspetto che sta a cuore a Gloria Giorgianni che, da palermitana, pensa a qualcosa che possa favorire il Mezzogiorno: «Immagino un’Agenzia per l’Industria Audiovisiva per il Sud che possa gestire con le stesse regole, uguali per tutti i territori, l’accesso ai contributi e ai fondi regionali o europei, ma anche a sponsorizzazioni e partnership private. L’Agenzia dovrebbe creare, proporre e convogliare progetti originali da girare nel Mezzogiorno, offrendoli a interlocutori come Rai, Mediaset, Netflix». La sua idea è quella di far diventare il Sud il fulcro di un’industria audiovisiva «locale». «L’obiettivo principale dovrebbe essere la spinta all’industrializzazione dei territori interessati, la formazione di personale locale nei vari ambiti del settore da abbinare allo sviluppo turistico-commerciale dei territori». Non solo. «La mission è anche favorire un racconto contemporaneo del Sud che possa esportare identità e non stereotipi: non possiamo limitarci a Gomorra e Montalbano. Vanno benissimo, ma non raccontano il Mezzogiorno moderno nella sua completezza».

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