01 aprile 2022   Articoli

De Vincenti: ora il Comune deve fare la sua parte

L'intervista a Claudio De Vincenti - Corriere del Mezzogiorno

“L’impegno serio dello Stato centrale si fa carico di consentire a Napoli di non essere schiacciata dal debito contratto dal Comune negli anni passati”. 

Il giudizio di Claudio De Vincenti, ex ministro e animatore dell’associazione culturale meridionalista Merita, è molto netto.

Professore, il Governo investirà in quest’operazione un miliardo e 231 milioni di qui al 2042. Lo definirebbe un salvataggio?

“E’ un gesto di solidarietà nazionale che consentirà al Comune di svolgere la sua azione amministrativa e realizzare gli investimenti del Pnrr, ma anche quelli finanziati dai fondi europei e dal Fondo Sviluppo Coesione, definiti e in parte già attuati col Patto del 2016. Si evita così che la vita amministrativa di Napoli venga schiacciata dal macigno del debito, riconoscendole il ruolo di grande città italiana che deve essere protagonista dello sviluppo”.

Però anche il Comune deve fare la sua parte impegnandosi in prima persona.

“Ed è giusto così. Lo Stato ha posto al Comune condizioni concrete per uscire dalle inefficienze della cattiva gestione del passato. Il Patto pone alcuni obiettivi che condizioneranno l’erogazione delle varie tranche: i principali mi sembrano una più efficace riscossione, la valorizzazione del patrimonio municipale, una razionalizzazione delle Partecipate per offrire buoni servizi ai cittadini”.

Perché tra i tanti posti dal Patto firmato ieri punta soprattutto su questi tre obiettivi?

“Perché è un dato di fatto che il Comune non abbia mai saputo riscuotere crediti pregressi. Così come l’enorme patrimonio municipale deve essere gestito in modo tale da diventare fruttifero per il bene comune. Infine, rendere efficiente il funzionamento delle Partecipate, anche, e questo mi sembra molto interessante, costruendo intese societarie con altre aziende pubbliche statali e locali. Vuol dire favorire le necessarie iniezioni di imprenditorialità pubblica, facendo leva su esperienze significative in tal senso, non solo a livello italiano ma anche tra le grandi utilities”.

Il premier Draghi ha detto che questa è la strada giusta per far diventare Napoli protagonista del Pnrr. In concreto che cosa vuol dire?

“Vuol dire che ora il Comune potrà e dovrà fare fino in fondo la propria parte, amministrando una città moderna che sappia essere tra le protagoniste dello sviluppo nazionale. Napoli e il Mezzogiorno hanno i numeri per diventare motori della crescita italiana e possono imprimere una svolta decisiva in questa direzione, purchè ci si muova, come lo stesso presidente del Consiglio ha ricordato, al di fuori di una logica puramente rivendicazionista. Mettendo in campo le capacità della società civile, del mondo del lavoro, dell’industria, delle professioni, dell’Università. dei segmenti dell’innovazione e della ricerca che ci sono e sono importanti”.

Come legge la durata ventennale del Patto, una scelta che va ben al di là del governo Draghi e della giunta Manfredi?

“Vuol dire che si è scommesso seriamente sul futuro della città. Peraltro, mi permetta di dire che è la logica di azione giusta, che dovrebbe essere prevalente sempre nell’azione amministrativa a livello di un Comune, di una Regione e naturalmente dello Stato centrale. Ricordo che nel 2018 il governo nazionale che subentrò al precedente avrebbe voluto cancellare gran parte di quello che era stato fatto prima. Non ci riuscì. Ma ciò dimostra che è essenziale garantire la continuità amministrativa, pur salvaguardando la specificità politica che ciascun esecutivo tende giustamente a rivendicare”.

In definitiva, si tratta di una scelta corretta ragionare in un’ottica ventennale per risanare i conti di una grande metropoli che più volte ha corso il rischio di precipitare nel dissesto finanziario?

“Questo Patto per Napoli testimonia nei fatti che il governo presieduto da Draghi e la giunta guidata da Manfredi sono perfettamente consapevoli che i problemi della maggiore città del Mezzogiorno non si affrontano con un’ottica di breve periodo ma guardando e agendo sul lungo termine. Cominciando fin da oggi a costruire un futuro, il che richiede un paziente lavoro e molto tempo”.

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