24 ottobre 2020

Un'altra nottata da attraversare

Maurizio De Giovanni - Corriere del Mezzogiorno

L’incubo è tornato, e per gli abitanti di questa travagliata e meravigliosa regione forse è arrivato per la prima volta. Eravamo abituati, nella scorsa terribile primavera, a guardare numeri e curve dei bollettini quotidiani con partecipazione ma anche con relativo sollievo, vedendo che la pressione sui nostri ospedali era, in rapporto alla popolazione, largamente inferiore rispetto alle altri grandi regioni soprattutto del nord. Questa seconda ondata (perché è ormai chiaro che ci troviamo nel pieno di una recrudescenza grave della pandemia, in tutto il continente) è invece atrocemente equanime e colpisce nello stesso modo, manifestando quindi la propria ferocia in proporzione alla densità della popolazione: aspetto nel quale, com’è noto, molti luoghi della Campania sono ai vertici europei.

Purtroppo i morsi del virus arrivano su un corpo sociale agonizzante. L’economia è allo stremo, ridotta in ginocchio da una stagione estiva priva di flussi turistici, dalla paura generale che scoraggia alla spesa, dalla perdita di posti di lavoro. I mesi di chiusura totale e parziale, il distanziamento sociale, la privazione di momenti sospirati di tempo libero sostituiti dalla preoccupazione per un futuro mai, nella storia recente, così incerto hanno indotto negli abitanti della regione un senso di insofferenza e di ribellione che è palpabile in rete, sui social, nelle conversazioni per strada.

Il linguaggio del governatore, nel suo ultimo discorso alla popolazione che più di sempre, anche per il capillare preventivo battage che l’ha preceduto, ha raccolto un uditorio vastissimo, ha inferto il colpo di grazia psicologico all’umore collettivo. Le prospettive sono terribili: lo spettro di una nuova chiusura totale è non solo concreto, ma così probabile da essere certo. E la gente non ce la fa più. Il malcontento, l’esasperazione e la disperazione sono emersi con disarticolati richiami al mancato rispetto delle nuove costrizioni e a reazioni perfino violente.

Sentiamo per questo fortissima l’esigenza di esprimere, da parte nostra, un accorato richiamo ai cittadini campani. Non è questo il momento delle rivolte, della piazza, della divisione. Esiste una sola priorità, ed è quella della salute: dei nostri anziani, sopravvissuti per la cura e la dolcezza che abbiamo avuto nella lunga prima fase della diffusione del virus; dei nostri lavoratori, che sapranno rialzare la testa e ricondurre la Campania di nuovo sulla via dello sviluppo, come stava accadendo fino a un anno fa; delle nostre donne, così forti e gentili, che hanno tenuto unite le famiglie in giorni tanto difficili; dei nostri ragazzi, che hanno bisogno di un futuro, e che non devono vedere le tombe di un’intera generazione.

Non è questo il momento di alzare i pugni e decidere improbabili e autolesioniste disobbedienze civili. Verrà dopo (nessuno farà sconti, siatene certi) il momento di analizzare errori, omissioni, colpe: ma adesso dobbiamo essere uniti, e fare come ha insegnato il più grande genio del teatro che questa città ha generato.

Dobbiamo passare la nottata. Ed emergerne sani, e più forti di prima.  

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