13 novembre 2020   Articoli

Il Covid-19 uccide le imprese

Giovanni Coco - Corriere del Mezzogiorno

L’impatto del COVID sulla economia del Mezzogiorno è ancora difficile da quantificare. Nei giorni scorsi il Rapporto sulle Economie Regionali della Banca d’Italia ha cominciato a fornire qualche elemento utile. Partendo dal passato, la prima evidenza interessante riguarda la performance comparata di tutto il nostro paese. Se si compara separatamente la performance delle regioni del nord e quelle del sud con le omologhe regioni europee per livello di PIL si scopre che in realtà il gap di crescita riguarda tutta l’Italia e non solo il sud. Evidentemente i problemi comuni stanno azzoppando anche la parte del paese comparativamente più ricca. Il gap è stato per le regioni meridionali minore durante la crisi (2008-13) e maggiore dopo (2014-19). In ogni caso i livelli del tasso di crescita sono inferiori per le regioni arretrate in tutta Europa, in questo il meridione non è una eccezione. Le regioni del continente stanno divergendo. Le nostre regioni, tutte, arretrano rispetto alle omologhe europee.

Detto questo, è interessante capire l’effetto differenziale sulle imprese meridionali dell’emergenza. Una proporzione significativamente minore di imprese ha dovuto sospendere le attività durante il lockdown nel Mezzogiorno rispetto al centro-nord (44 contro 60%). Oltre i tre quarti delle imprese settentrionali ha registrato un calo di fatturato contro il 63% delle imprese meridionali. 

Anche i dati sul turismo indicano indirettamente un effetto molto minore per le aree del Mezzogiorno, in particolare rispetto al Centro Italia. La compressione ha riguardato, soprattutto nei mesi estivi, in maniera molto più importante le città d’arte, esposte significativamente alla domanda internazionale. Nel complesso come nella crisi del 2018-12, il nord sembra aver sofferto comparativamente di più, anche se l’impatto sul Mezzogiorno può essere drammatico. 

Per altro verso è utile anche valutare se le risposte di policy, abbiano tenuto in dovuta considerazione le esigenze del tessuto produttivo del Mezzogiorno. Se, per ragioni ovvie, l’uso della cassa integrazione è stato distribuito in gran parte nel settentrione, altre misure sono correttamente state congegnate per sostenere adeguatamente il tessuto produttivo più fragile del Mezzogiorno. 

Di particolare interesse è l’elaborazione di dati sull’utilizzo del Fondo di Garanzia nelle modalità semplificate contenuta nel Rapporto. L’accesso al fondo, con garanzia totale o molto elevata, è stato di fatto esteso, per importi sotto certe soglie, a tutte le imprese che non fossero già in default, in maniera automatica. La misura ha generato in effetti una espansione senza precedenti del Fondo. In pochi mesi fino a settembre le garanzie sono state estese a 76 miliardi circa di crediti, con una percentuale media di garanzia dell’88% a fronte di meno di 10 miliardi a marzo. Nei giorni scorsi poi il Fondo ha annunciato di aver esteso garanzie su 100miliardi di prestiti. 

La Banca d’Italia ha effettuato una indagine sulla distribuzione territoriale dei benefici della misura e dei suoi effetti sul credito.  I risultati sono molto interessanti. Il rilassamento dei criteri di accesso al fondo è andato soprattutto a vantaggio delle imprese del Mezzogiorno e del centro e soprattutto per imprese di rischiosità media. Le imprese che hanno beneficiato della garanzia hanno in effetti ottenuto maggior credito a fronte di una contrazione generale per le altre imprese. 

Nel complesso si è trattato quindi di una misura che ha funzionato nei suoi obiettivi fondamentali ed ha tutelato anche il sistema delle imprese del Mezzogiorno. Va comunque sottolineato che le imprese che partecipavano al campione erano società di capitale che in buona parte soddisfacevano i requisiti per l’accesso anche in precedenza. Per le prospettive future il quadro rimane fosco. La gran parte delle imprese del Mezzogiorno rimane fragilissima e l’accesso al credito sempre più complesso. In generale molte imprese non hanno struttura e capacità per sopravvivere alla ristrutturazione in arrivo e alla ulteriore inevitabile contrazione del credito, quando l’ondata di fallimenti impatterà sui bilanci delle banche. Anche il ricorso al Fondo di Garanzia a condizioni così vantaggiose non può durare all’infinito. Non c’è alternativa al rafforzamento della nostra struttura produttiva soprautto tramite la crescita dimensionale e la nascita di imprese più innovative.

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