29 agosto 2023   Articoli

La politica e la città fantasma

Giuseppe Coco - Corriere del Mezzogiorno Bari e Puglia

Forse non tutti sanno che, accanto alle meraviglie della Regione che ha ‘stregato’ (dubbissimi) VIP di varia provenienza, la Puglia ha raggiunto negli ultimi anni anche un altro, meno invidiabile, record. E’ diventata la regione in cui vive la maggior quota di popolazione sotto un Commissario straordinario in Comuni sciolti per mafia. Il numero totale di Comuni commissariati è maggiore in Calabria e Campania, uguale in Sicilia (!), ma con una differenza importante. La Puglia è la regione in cui ad essere commissariati sono Comuni di grandi dimensioni, e sono territorialmente più concentrati. Nella sola provincia di Foggia, oltre al capoluogo, nel 2022 erano commissariati due grandi comuni, Manfredonia e Cerignola, per un totale di più di 260mila abitanti, quasi un terzo del totale in Italia. E’ evidente che si tratta di una emergenza, che non riguarda solo le forze dell’ordine, perché l’infiltrazione non può avvenire senza la collaborazione delle forze politiche, che come minimo chiudono gli occhi sulle vere appartenenze dei loro candidati. E altrettanto certamente non riguarda solo la politica, perché l’inquinamento dell’Amministrazione difficilmente può avvenire in assenza di una sostanziale collaborazione dei livelli apicali dell’Amministrazione stessa.

Ma nella regione champagne, le forze politiche non sembrano doversi occupare di queste fastidiose faccende. A poche settimane dalla chiusura delle candidature alla carica di Sindaco di Foggia, ad esempio, nessuna delle principali forze politiche ha ancora sciolto la riserva sul miglior interprete di questo delicatissimo ruolo. Eppure, i due anni di Commissariamento avrebbero dovuto consentire a tutti di trarre delle conclusioni sugli errori del passato, e organizzarsi per tempo nel selezionare la classe dirigente, almeno decente, che la città meriterebbe. Va anche sottolineato che si tratta di una questione che riguarda l’intera regione. Ridicolo crogiolarsi nel presunto successo pugliese, se in un ¼ del territorio la politica è spesso collusa con la malavita organizzata. Alcuni segnali non autorizzano ottimismo. E’ quasi certo che nessun politico rilevante, di qualunque schieramento, accetterà una sfida così importante. Tutte le prime scelte hanno preferito delegare e schivare responsabilità. Esiste persino la possibilità che vengano indicate quale candidato Sindaco, figure provenienti dagli apparati di partito che scelsero e sostennero per sette anni la fallimentare Amministrazione Landella.

Nei due anni della gestione commissariale i foggiani hanno visto forse per la prima volta da decenni azioni per la gestione ordinata della cosa pubblica di competenza del Comune, dalla illuminazione pubblica alle strade. Niente di straordinario, una mera “normalità” nell’amministrare in cui l’obiettivo è l’interesse collettivo e non la risultante di equilibri di potere, di pressioni divergenti, di veti incrociati, di interessi personali o di bottega. La gestione commissariale ha partecipato ai bandi del PNRR con un discreto successo, 50 milioni di euro di progetti approvati, c’è da dubitare che l’Amministrazione di Landella sarebbe stata capace di progettualità simile. Ciononostante, la Relazione del Ministero dell’Interno sui Comuni commissariati descrive per Foggia un contesto ambientale ancora complicato.

Le elezioni dimostreranno se la città è in grado di reagire al disastro della storia politica ed amministrativa degli ultimi decenni o se, per assurdo, non sarebbe meglio continuare con l’Amministrazione prefettizia e rimandare l’espressione della democrazia. Una storia quella delle amministrazioni democraticamente elette fatta di fallimenti e dissesti gravissimi, dal disastro della Federico II Airlines al fallimento di fatto di alcune importanti municipalizzate, AMGAS ed AMICA in particolare, tutti casi emblematici nei quali solo l’emergenza ha poi costretto la politica a correre ai ripari con manager onesti e capaci solo in extremis. Quasi sempre miraggi dietro i quali la politica nascondeva l’incapacità di far funzionare i servizi di cui una amministrazione comunale dovrebbe essere responsabile, e intanto dilapidava il patrimonio comune.

Ora si tratta di capire se, per una volta, la città è in grado di esprimere amministratori politici adeguati senza esservi costretta dalle circostanze. Molto però dipenderà anche dalla capacità della politica di assumersi le sue responsabilità nella scelta delle candidature, delle alleanze e nella formazione delle liste elettorali. Il passato depone malissimo. Il sindaco uscente fu oggetto di attenzioni per i suoi presunti pacchetti di voti da parte di tutte le coalizioni, e visitato trionfalmente a pochi mesi dallo scioglimento, dal leader nazionale di una delle maggiori forze politiche. Sarà anche vero che ci sono frange organizzate, che fanno spesso capo a personaggi contigui alla criminalità, che posseggono pacchetti di voti che possono potenzialmente essere spostati a piacimento. Ma quella stessa capacità dipende dalla disponibilità delle coalizioni ad accettarle. In assenza di questa disponibilità, quel consenso si sfalda immediatamente. Il resto dipende dai tanti foggiani onesti, la maggioranza certamente, e i più svantaggiati, su cui ricade sproporzionatamente l’onere di vivere in una città mal governata. Guardiamo in faccia i candidati e superiamo le logiche di appartenenza, nell’emergenza conta soprattutto non essere collusi o esserlo stati, essere buoni amministratori, o esserlo stati. Mischiarsi con le consorterie del passato di qualunque schieramento deve diventare radioattivo per qualunque candidato. Sono sicuro che non era poi così difficile capire che certi personaggi non potevano gestire decentemente la cosa pubblica, non foss’altro che per manifesta inadeguatezza.

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