02 febbraio 2023   Articoli

Il Pnrr e la retorica del Sud

Giuseppe Coco - Corriere del Mezzogiorno

Nei giorni scorsi è stato pubblicato uno ‘studio’ di Gianfranco Viesti sulle differenze di dotazioni di personale delle Amministrazioni comunali che evidenzia carenze nelle PA meridionali. 

La preoccupazione è che in particolare alcune Amministrazioni Comunali tra le quali le più grandi città del sud siano inadeguate a realizzare gran parte dei progetti del PNRR per quantità di dipendenti ma soprattutto per la loro qualità. 

Annunciato come lo studio che rivela l’enorme divario di dotazione, in realtà riporta semplicemente un fatto già a conoscenza di tutti, e che in particolare è presente nel ponderoso lavoro della Banca d’Italia in materia. 

La preoccupazione che si pone è legittima e non si può dire che il governo Draghi non l’avesse presente. 

Per la presentazione di proposte progettuali infatti soprattutto il MIMS aveva messo a disposizione dei Comuni fondi specifici, sia direttamente sia per il tramite di CDP. 

Allo stesso tempo la Funzione Pubblica aveva predisposto un bando per personale temporaneo da allocare soprattutto al sud nelle amministrazioni carenti, che al contrario di quanto si dice, è stato un insuccesso solo ed esclusivamente per le professionalità tecniche, che il nostro paese ha a lungo trascurato in particolare al sud.

Ma non è questo l’obiettivo dello ‘studio’. La vera richiesta è aumentare l’impiego pubblico al sud, ‘ingiustamente privato di risorse’, ed è in questa maniera in cui il lavoro verrà utilizzato sui media.

Ebbene questa retorica è falsa. Il principale dato ossessivamente ripetuto in questo che ormai è un genere letterario è che le amministrazioni del sud hanno perso in 15 anni il 30 per cento dei propri dipendenti, mentre quelle del nord molto meno (circa il 15). 

Quello che non si riporta (si veda il lavoro del 2022 di Aimone e altri per la Banca d’Italia) è che non c’è alcuna sottodotazione comparativa delle amministrazioni meridionali in aggregato. 

In tutti gli enti territoriali la dotazione di dipendenti nel 2019 è di 82 dipendenti su 10mila abitanti al sud e 78 al centro-nord. Nei soli comuni la dotazione è esattamente uguale (61 dipendenti su 10mila abitanti al nord e al sud), nelle regioni è molto maggiore al sud (16 contro 11). 

Ma allora di cosa parla Viesti? Della dotazione dei soli grandi Comuni, che in effetti è molto inferiore al sud. Ma per converso ad esempio nei comuni con meno di 1000 abitanti la dotazione di dipendenti è di 131 al sud contro 80 al nord. 

Non troverete traccia di questa e altre distorsioni nei lavori di Viesti, come non vedrete alcuna discussione sul fatto che nonostante il calo molto più accentuato, i dipendenti pubblici degli enti territoriali in rapporto alla popolazione sono ancora più al sud che al centro-nord.

L’altro aspetto, anch’esso arcinoto, è la qualità delle amministrazioni. Personale anziano e poco qualificato (meno laureati) nelle PA del sud. Anche in questo caso non si discute minimamente delle cause di questo fenomeno, ben affrontate invece nel lavoro della Banca d’Italia. 

L’invecchiamento dei dipendenti nel Mezzogiorno riflette un passato di assunzioni indiscriminate e spesso irresponsabili, tipicamente stabilizzazioni senza concorso, che stiamo pagando ora e pagheremo ancora. 

La situazione in cui si trovano Manfredi e De Caro quindi con gli uffici tecnici vuoti, non è un caso o il prodotto di una assurda e incomprensibile volontà esterna di distruggere le PA del Mezzogiorno, di decine di governi nazionali o della Amministrazione centrale (peraltro integralmente nelle mani di meridionali). 

Ma la logica conseguenza di scelte poco lungimiranti. C’è una precisa ragione per cui le Amministrazioni del sud hanno meno laureati in organico e ancor meno ingegneri di quelle del nord, e non è perché i sindaci sono stati costretti dal governo ad assumere personale senza titoli di studio.

Si, perché molto più interessante del lavoro di Viesti è il recente lavoro di Openpolis che mostra la spesa procapite per gli uffici tecnici dei Comuni più grandi. Si va da più di 50 euro per Padova,

passando per quasi tutti i comuni del nord sopra i 30 euro, fino a Palermo, prima città del sud con 19 euro, Bari 13 e Napoli, con una situazione finanziaria insanabile, a 4,5. E’ ipotizzabile che differenze nell’ordine di 10 volte siano dovute a differenze di finanziamento statale? O la responsabilità è di amministrazioni che volontariamente hanno distrutto le loro risorse più preziose perché avevano altre priorità?

Quali siano queste priorità l’ho spiegato ampiamente in un editoriale dell’anno scorso. La Corte dei Conti ha trovato una curiosissima preferenza dei sindaci meridionali perle spese di amministrazione generali e l’assunzione di vigili urbani. 

La spesa pro capite per polizia municipale è significativamente più alta della media in tutte le regioni del sud. E questo spiega anche perché nei Comuni del sud il numero di dipendenti è lo stesso, ma i laureati sono pochissimi e gli Uffici tecnici deserti.

Lo stato delle amministrazioni del Mezzogiorno è preoccupante. Ma lavori come quello di Viesti non aiutano perché, con uso selettivo dell’informazione, e l’assenza di qualsivoglia analisi delle cause, ma suggerendo che siano il prodotto di meccanismi di allocazione distorti malignamente contro di noi, rinfocolano a scopo politico rivendicazioni in massima parte infondate. 

E’ una retorica di facile presa quella che adombra uno svantaggio progettato da oscuri poteri, l’eterna retorica del nemico esterno che gode di una fortuna straordinaria in tutto il mondo. 

La polemica peraltro non serve nemmeno ai fini del PNRR, quella partita, a tre anni dalla scadenza, è già quasi chiusa e lo Stato ha fatto quanto ragionevolmente possibile per aiutare i territori che avevano distrutto le proprie capacità di investimento. 

Una faticosa ricostituzione delle capacità deve partire necessariamente da una assunzione di responsabilità, soprattutto delle classi dirigenti, non da una preventiva autoassoluzione e richiesta di risorse straordinarie. 

Il lavoro di ricostruzione delle amministrazioni sarà necessariamente faticoso, con una comprensione dei danni fatti in passato e un cambiamento della struttura della spesa dei comuni interessati. 

Non è con alcune centinaia di altri dipendenti pubblici che usciremo dalla nostra situazione, ma solo se a questo si accompagnerà un cambio di mentalità anche rispetto a una retorica come questa.

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