02 settembre 2020   Articoli

Per ripartire no al localismo

Giuseppe Coco - Corriere del Mezzogiorno

Nei giorni scorsi gli amministratori della Popolare di Bari hanno annunciato lo slittamento dell’assemblea del 16 settembre in cui dovevano essere definite le regole di governance e gli organi societari della BPB a regime dopo l’amministrazione straordinaria. L’azionista Mediocredito Centrale ha bisogno di più tempo per definire gli aspetti fondamentali del nuovo assetto di governo della Banca. Di per sé questa non è una cattiva notizia. Sappiamo bene quanto siano importanti un CDA e un Collegio Sindacale che siano a supporto del management ma che controllino le sue scelte secondo legge.

Ma a quali criteri ci si deve attenere nella scelta degli amministratori per evitare lo scempio che è stato fatto della più grande banca del Mezzogiorno? A costo di apparire banali le regole sono semplici. La prima è evitare conflitti di interesse. Tra gli amministratori è bene che non ci siano affidatari, potenziali affidatari, o persone con interessi importanti in imprese potenziali affidatarie. Questo dovrebbe escludere importanti imprenditori delle aree in cui la banca opera. Per estensione, data l’importanza che hanno i legami famigliari nei nostri territori, sarebbe auspicabile che manchino nelle liste nomi di persone legate da legami di parentela con grossi imprenditori.

La seconda regola, anche essa banale, è la competenza. Lo scorso CDA è stato pesantemente multato dalla CONSOB (condanne poi confermate dai vari gradi di giudizio) per varie irregolarità concernenti l’emissione di azioni che ha consentito ai vertici della banca di raccogliere capitale di rischio, totalmente illiquido, presso la clientela retail senza adeguata informazione. L’operazione gli ha consentito di continuare a controllare la banca e addirittura effettuare l’acquisizione di TERCAS, nonostante la grave situazione di prestiti in sofferenza già conclamata, a spese dei nuovi soci.

Se alcuni membri del Consiglio di Amministrazione erano probabilmente parte di un sistema di controllo organico della banca, in pieno conflitto di interessi, è anche possibile che alcuni non si siano nemmeno resi conto di stare commettendo un illecito ai danni di ignari risparmiatori. Avvolti nei fumi della ideologia del localismo, hanno fornito gli strumenti per distruggere una istituzione importante per il loro stesso territorio. Quanto la retorica del localismo fosse farlocca lo si è visto dopo. Come nel caso delle Popolari Venete si è infatti scoperto che, oltre a imprenditori ‘contingui’ del territorio, i crediti deteriorati in molti casi non avevano niente a che fare con la Puglia o le regioni del Mezzogiorno.

E’ importante quindi che i nuovi amministratori siano non solo privi di conflitti di interessi ma abbaino contezza delle regolamentazioni in materia bancaria, che per la verità diventano sempre più astruse, e anche, se possibile, delle ragioni per cui esistono quelle regolamentazioni.

Infine sarebbe auspicabile, anche se non necessario come per le prime due regole, che più in generale si colga questa come una occasione per rinnovare la classe dirigente delle istituzioni rilevanti del Mezzogiorno. Se i nomi che verranno fuori, saranno gli stessi che sarebbero senza problemi potuti entrare nello scorso CDA dimissionato dalla Banca d’Italia col commissariamento, allora forse avremo un’ulteriore applicazione della famosa regola enunciata da Tancredi nel ‘Gattopardo’.

Allegati

Firma ora il manifesto

Il futuro del Sud è inscritto nel futuro d’Italia e d’EuropaLo sviluppo del Mezzogiorno e il superamento definitivo della questione meridionale è oggi più che mai interesse di tutta l’Italia.
* campi obbligatori

Seguici sui social