23 novembre 2020   Articoli

Gasdotto Tap, un “lieto fine” che l’Italia deve proseguire

Angelo Colombini - Il Sussidiario.net

Lo scorso 15 novembre, dopo oltre quattro anni dall’inizio dei lavori, il gasdotto TAP ha avviato le operazioni per il trasporto e la commercializzazione del gas naturale attraverso un percorso di 878 km. Un’infrastruttura fondamentale, tratto europeo del Corridoio Meridionale del Gas, una catena di valore di oltre 4.000 km, che congiungerà i giacimenti di Shah Deniz nell’Azerbaigian ai mercati europei, con una capacità di trasporto in rete di 10 miliardi di metri cubi l’anno, con la possibilità di raddoppiarne la capacità sino a 20 miliardi.

Il Corridoio Meridionale del Gas è una delle vie integrative di trasporto del gas naturale che permetterà all’Unione europea di diversificare gli approvvigionamenti e di diminuire l’eccessivo condizionamento dalla dipendenza dal gas russo, oggi fonte largamente maggioritaria nella fornitura dei Paesi europei.

I lavori di costruzione del TAP si sono conclusi nel rispetto degli impegni presi nei confronti delle Autorità nazionali e locali dei territori attraversati, senza i paventati danni e riflessi negativi nei confronti dell’ambiente, ipotizzati e strillati dai movimenti No TAP, alimentati da iniziative e interessi politici interni al nostro Paese. Polemiche spesso strumentali, che hanno caratterizzato a lungo il dibattito e il doveroso confronto con la cittadinanza, con le Istituzioni locali e la Regione Puglia, non permettendo di analizzare a fondo le potenzialità e i benefici in termini economici e sociali che la realizzazione del gasdotto TAP avrebbe invece portato al territorio.

Nonostante questa campagna di continua disinformazione, promossa da esponenti politici, i quali alimentarono inutili tensioni, con serie ricadute anche sull’ordine pubblico locale, nessuno, in questi ultimi mesi (se non gli addetti ai lavori e le autorità competenti), si è accorto del proseguo dei lavori di scavo e di messa in opera dell’impianto. Di questi accadimenti abbiamo soltanto un triste ricordo; ed è bene che sia prevalso il buon senso a tutti i livelli. Rimane nel patrimonio infrastrutturale del Paese l’importanza strategica di questa realizzazione, opera che ha confermato le competenze professionali e le capacità gestionali delle aziende italiane e dei lavoratori del settore.

Nei prossimi anni avremo ancora bisogno dell’apporto decisivo del gas naturale per poter completare il processo di sostituzione del mix energetico dall’utilizzo dei fossili alla completa autonomia energetica attraverso l’uso esclusivo delle Fonti di Energia Rinnovabile e per evitare squilibri nella continuità di fornitura al sistema produttivo e sociale.

Sia la Strategia Energetica Europea, il nostro Piano Nazionale Integrato Energia e Clima che le accelerazioni positive del Green New Deal, recentemente voluto dalla Commissione von der Leyen, prevedono comunque la gestione della transizione attraverso un maggior ricorso al gas naturale, il quale a parità di utilizzo di altri idrocarburi fossili, emette CO2 per il 25-30% in meno rispetto ai prodotti petroliferi e per il 40-50% in meno rispetto al carbone.

La gestione al meglio della transizione sarà importante sia per incrementare la ricerca e lo sviluppo di fonti energetiche rinnovabili dalle migliori caratteristiche in termini di impatto ambientale, costi, catene produttive, efficienza e sicurezza tecnica, continuità di fornitura e infrastrutture flessibili, come ad esempio l’idrogeno e il biogas; sia per favorire la riconversione professionale dei lavoratori e l’adeguamento delle reti di trasporto, stoccaggio e distribuzione dell’energia.

Un processo organico, entro il quale la realizzazione del gasdotto TAP è parte integrante. Bisogna pertanto proseguire con coerenza rispetto agli impegni presi dal nostro Paese per la realizzazione di infrastrutture comuni, proprie di una strategia unica a livello europeo.

 

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