29 dicembre 2020   Articoli

Non sempre è questione di risorse

Giuseppe Coco - Corriere del Mezzogiorno

Quanto è importante il gap sanitario tra nord e sud? E soprattutto quali ne sono le cause? Se guardiamo alla presentazione per la stampa del Rapporto SVIMEZ non rimangono dubbi. La speranza di vita alla nascita è inferiore di due/tre anni per un meridionale (facciamo gli scongiuri di rito). La differenza tra uomini e donne italiane è ancor maggiore (4 anni), ma nessuno stranamente pensa ancora di dedicare molti più soldi alla prevenzione delle patologie maschili per compensare questa terribile diseguaglianza di genere.

Ma torniamo al Mezzogiorno. Un grafico della presentazione mette in relazione la spesa media sanitaria pro-capite con i livelli di LEA, indicativi della qualità dei sistemi sanitari e mostra una forte correlazione positiva. Le regioni meridionali hanno una spesa più bassa, perché hanno una quota minore di anziani che nella chiave di riparto contano giustamente molto, e contemporaneamente livelli di qualità più bassi. Si immagina quindi che il Rapporto indichi nella insufficienza della spesa la ragione del divario.

E invece no. Se si approfondisce il Rapporto, leggendo attentamente si trovano le seguenti conclusioni. La prima conclusione è che, cito letteralmente, ‘non emerge un chiaro divario tra il centro-nord e il sud (nel divario di aspettativa di vita): contano di più le differenze nei livelli di istruzione che non le differenze fra regioni’. In altri termini a spiegare le differenze tra diverse aree del paese sono le differenze di istruzione (e poi, si spiega, anche di reddito pro-capite). Sono queste differenze che generano i divari, la scolarizzazione in particolare.

Ma la vera sorpresa arriva dopo. Anche qui si cita testualmente. ‘Nonostante le politiche di contenimento della spesa attraverso i Piani di Rientro (che hanno interessato sostanzialmente le regioni del Mezzogiorno, con poche eccezioni), la funzione perequativa svolta dallo Stato unitamente alle garanzie costituzionali non ha portato a un aumento dei divari nella spesa sanitaria pubblica. Non solo, per certi versi sorprendentemente, il punteggio ottenuto dalle regioni nella fornitura dei Livelli Essenziali di Assistenza è migliorato in tutte le regioni, nonostante i Piani di Rientro.’

Incredibile ma vero i livelli di assistenza sono migliorati durante questi anni anche nelle regioni del sud e in Piano di Rientro, mentre la spesa scendeva. Prova quasi assoluta che l’esplosione della spesa sanitaria regionale nel Mezzogiorno pre-2007 non era in nessuna maniera correlata col desiderio dei Governatori di migliorare i livelli di assistenza, ma spesa talmente improduttiva da risultare dannosa. Si è potuta tagliare aumentando la qualità del servizio. E’ per questo che chi crede che oggi con più soldi, ma senza cambiare niente, avremo servizi migliori, si sbaglia di grosso.

Il Rapporto SVIMEZ, letto attentamente, sfata drasticamente alcuni luoghi comuni sui divari. Beninteso alcune regioni meridionali possono e devono mettere in luce che i fabbisogni sanitari dipendono anche dai divari di benessere e quindi chiedere più risorse nel riparto (la regione con la spesa pro-capite più elevata in Italia è però il Molise). Ma bisogna argomentare tecnicamente, e nelle sedi istituzionali, non strillare a favore di telecamera contro un improbabile ‘scippo’, assurdamente perpetrato da una Pubblica Amministrazione centrale composta quasi esclusivamente di meridionali. E anche per argomentare tecnicamente su questo punto servivano tecnici capaci, come quelli che hanno probabilmente portato ai tavoli le regioni del nord.

C’è poi su questa vicenda una riflessione che vorrei proporre alla maggioranza dei giornalisti, accademici e centri di ricerca. L’unica notizia accettabile nei media sul Mezzogiorno è negativa, e allo stesso tempo la retorica rivendicazionista sulle risorse sembra aver occupato stabilmente la scena. Personalmente penso che questa deriva fa il gioco di chi vuole disunire l’Italia, a tutto vantaggio dei territori più ricchi. Chi ci vuole fare credere che il problema sta solo, o anche principalmente, nelle risorse tipicamente vuole coprire i propri fallimenti.

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