31 maggio 2020   Articoli

Donne e lavoro, i nodi da sciogliere

Floriana Cerniglia, Lella Golfo, Paola Mascaro, Paola Profeta - Corriere della Sera

L’Italia è ancora ancora ben lontana dalla parità tra uomini e donne sul lavoro. Il tasso di occupazione femminile è fermo al 49.5%, tra i più bassi d’Europa ormai da decenni. La crisi economica, la peggiore dal dopoguerra, causata dal Covid19 rischia di aggravare il dato e ci pone di fronte a un bivio: da un lato l’opportunità di cambiare rotta, di modificare le radici profonde degli attuali divari di genere sul lavoro, dall’altro il rischio di arretrare, lasciando che nuovi equilibri, anche peggiori degli attuali, si autodeterminino all’interno di uno scenario sostanzialmente immutato.

Siamo convinte che la strada da percorrere sia la prima. Come ben ricordato da Maurizio Ferrera e Barbara Stefanelli su queste pagine, il lavoro delle donne è “la prima garanzia di libertà individuale e di sviluppo sociale”, è risorsa essenziale per la crescita e lo sviluppo economico, è un enorme potenziale che fatica ad emergere, ma che merita e necessita di essere finalmente al centro dell’agenda decisionale.

Con questa convinzione abbiamo lavorato come sotto-gruppo specializzato sul tema del lavoro all’interno della task force “Donne per un nuovo Rinascimento” voluta dalla Ministra Elena Bonetti, che ha finalizzato il suo primo documento (http://www.pariopportunita.gov.it/). Lavoro, ricerca (STEM e formazione delle competenze) e comunicazione finalizzata ad un cambio di paradigma sono i tre gruppi di attività, funzionali ad un obiettivo ambizioso: disegnare dalle fondamenta una visione nuova, una “rinascita” in grado di rimuovere i pregiudizi e gli ostacoli più profondi, al fine di promuovere il lavoro delle donne a beneficio di tutto il paese.

Le proposte che abbiamo suggerito sono basate su un ampio lavoro di analisi, grazie anche ai dati INPS più recenti. Abbiamo individuato alcuni nodi chiave da sciogliere, ostinati e persistenti, che rischiano di aggravarsi in questa fase di crisi e non possono più aspettare. Tra questi, il rapporto tra maternità e lavoro - che vede l’Italia ancora intrappolata in un equilibrio con bassa fecondità e bassa occupazione femminile-, i disequilibri all’interno della famiglia – con i carichi di lavoro domestico di cura dei figli che gravano prevalentemente sulle donne-, le difficoltà dell’imprenditoria femminile e la scarsa presenza di una leadership bilanciata per genere.    

Passando alle proposte, non abbiamo la bacchetta magica e siamo convinte che non esista una misura unica e risolutiva. Proponiamo una serie di misure di indirizzo strategico che aiutino a ripartire su una nuova strada.

Vanno in questa direzione le misure di valutazione dell’impatto di genere, da applicare alle policy, ex ante e ex post, come prassi ordinaria nella fase progettuale di qualsiasi iniziativa legislativa, politica, strategica, programmatica, così come a tutti i processi aziendali, insieme alla certificazione di parità per le imprese, che misuri la situazione per genere del personale nelle organizzazioni. Valutazioni essenziali per un cambio di “mindset” del legislatore, delle istituzioni e delle aziende.

Proponiamo anche l’istituzione di un fondo per la micro-impresa femminile, per affrontare le difficoltà delle donne imprenditrici e del lavoro femminile.

Prevediamo poi interventi che riguardano il sistema educativo, l’organizzazione del lavoro e l’occupazione delle madri. Nel breve periodo, una misura di tipo universalistico per l’utilizzo degli asili nido, che agisca dal lato della domanda attraverso l’esonero delle famiglie dalle tariffe per il servizio. Nel medio‒lungo periodo, interventi dal lato dell’offerta, come un piano concreto per la creazione di centomila posti in più negli asili nido in cinque anni da realizzare anche con l’aiuto dei privati, delle aziende, della micro‒imprenditoria femminile e del terzo settore. Proponiamo un incentivo per le madri che tornano al lavoro dopo la maternità obbligatoria e un contributo per tutte le famiglie dalla nascita di un figlio, nella prospettiva di superamento dei molteplici istituti anche fiscali ad oggi previsti. Riteniamo essenziale estendere e rafforzare i congedi di paternità, per scardinare gli equilibri esistenti all’interno della famiglia che si riflettono sul mercato del lavoro. Riconosciamo le opportunità di una corretta flessibilità del lavoro, nei tempi e luoghi. Proponiamo la rimodulazione complessiva dell’attuale anacronistico calendario scolastico, per allinearlo alle caratteristiche di una società in cui donne e uomini lavorano.

Al fine di promuovere e rafforzare la presenza femminile nelle posizioni di leadership nel settore pubblico, è fondamentale adottare l’adozione del principio generale di parità di genere e leadership bilanciata tra uomini e donne, da applicare a tutti i soggetti e decisori pubblici e tutti gli organi di governo e da monitorare attraverso un apposito Osservatorio per la parità di genere.

Riteniamo essenziale lo sviluppo organico di statistiche di genere e l’adozione, per ognuna delle proposte, di processi snelli, rapidi, trasparenti, accompagnati da efficace comunicazione e costantemente monitorati.

Continueremo a lavorare su queste e le altre proposte, con il convincimento che il divario di genere non è un ordine naturale contro il quale non si possa far nulla. In questo momento più che mai è ora di prendere la strada giusta, “perché senza donne non c’è ripresa”. 

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