14 novembre 2023   Convegni

La sfida dell’idrogeno. Ostacoli e opportunità per il Sud

Convegno con il Ministro Pichetto Fratin a Bari il 14 novembre

Martedì 14 novembre 2023 si è svolto un nuovo appuntamento organizzato dalla Fondazione Merita in collaborazione con il Dipartimento di Economia e Finanza dell'Università di Bari. Sarà con noi il Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin.

Il focus dell'incontro riguarda una delle fonti energetiche del futuro: l’idrogeno. Per il Sud e per il Paese l’industria connessa a questa risorsa può rappresentare un importante motore di sviluppo economico e sociale. Tuttavia le numerose opportunità offerte da questo combustibile poco inquinante e con un grande potere calorifico, nascondono anche numerose criticità.

A questi aspetti è stato dedicato l’incontro di martedì intitolato “La sfida dell’idrogeno. Ostacoli e opportunità per il Sud” e a cui hanno partecipato, oltre al Ministro Pichetto Fratin, Francesco Giunti Presidente EniPower, Gruppo ENI, Filippo Brandolini Presidente UTILITALIA e Presidente HERAmbiente, Piero Ercoli Executive Director Decarbonization Unit SNAM, Valeria Vignolo Responsabile Ingegneria e Realizzazione Investimenti ITALGAS, Giuseppe Marinò Past President Delegato Tavolo Confindustria Energia, Pino Gesmundo Segretario Confederale CGIL, Antonio Castellucci Segretario Generale CISL Puglia e Andrea Toma Segretario regionale Uil Puglia. 

Ha coordinato il dibattito l'editorialista del Corriere del Mezzogiorno, Michele Cozzi.

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POSITION PAPER

La sfida dell’idrogeno

Ostacoli e opportunità per il Sud

(14 novembre 2023)

Position paper a cura di Giuseppe Coco

Premessa

Questo nuovo seminario che la Fondazione Merita dedica all’idrogeno si è motivata con due ragioni. Da un lato, si è trattato di una questione sulla quale le novità nei processi di attuazione sono state particolarmente significative. Dall’altro i possibili sviluppi delle tecnologie dell’idrogeno rivestono per il nostro Paese una rilevanza particolare, per motivi che si discuteranno più avanti. Di conseguenza è necessario sia monitorare in misura ancora più stringente di quanto si faccia in altri ambiti gli investimenti del PNRR, sia discutere di ulteriori potenziali iniziative pubbliche, sia ragionare sulla dimensione e messa a terra degli investimenti privati correlati. Con la coscienza che l’intervento pubblico può e deve favorire lo sviluppo di nuove tecnologie in questa area dati i potenziali impatti, ma bisogna mantenere un approccio flessibile e orientato al mercato in presenza di una incertezza importante riguardo alle tecnologie vincenti e senza dare per scontati i possibili approdi della transizione energetica. 

La rilevanza del problema

Il potenziale sviluppo e deployment delle tecnologie dell’idrogeno ha per il nostro Paese - e per l’Unione Europea - impatti importanti in tutte le principali aree di interesse delle politiche dell’energia. In particolare:

a) Può fornire un contributo significativo alla decarbonizzazione. Tale contributo sarebbe in gran parte non sostitutivo in rapporto alle altre tecnologie di una strategia di decarbonizzazione, ma piuttosto complementare, in quanto come vedremo le applicazioni più ovvie dell’uso dell’idrogeno sono in campi in cui le fonti fossili sarebbero di difficile sostituzione con l’elettricità e inoltre permetterebbe un uso più efficiente delle stesse fonti primarie rinnovabili.

b) E’ importante ai fini del consolidamento di una vera sicurezza energetica. Nel lungo periodo lo sviluppo di tecnologie di produzione dell’idrogeno può condurre a una sostanziale indipendenza non solo dalle fonti fossili ma più in generale dalla necessità di approvvigionamento di materiali di difficile reperimento in Europa. Si tratta di un obiettivo che ovviamente è più importante per paesi che dipendono maggiormente dalle forniture estere, e di conseguenza l’Italia è sicuramente in Europa il paese che più ne beneficerebbe.

I settori interessati

Gli ambiti nei quali l’idrogeno può fare una differenza sono molteplici. Schematicamente possiamo affermare che ci sarebbe un vantaggio definito nei seguenti:

a) Trasporti. La decarbonizzazione è senz’altro più complessa in questo ambito, infatti procede in Europa con ritardo rispetto ad altri settori. Le difficoltà di stoccaggio dell’energia elettrica a fini di trasporto con batterie si concentrano per il momento soprattutto nel campo dei trasporti pesanti (in particolare su gomma e via mare) e su lunghe distanze (anche aereo), nei quali è richiesta una flessibilità e una capacità di stoccaggio di energia che allo stato è difficile immaginare possibile. In ogni caso, pur scontando uno sviluppo delle tecnologie, sarebbe auspicabile una diversificazione delle opzioni tecnologiche. 

b) Industria. L’idrogeno può sostituire fonti fossili meglio della elettricità in alcuni processi che richiedono energia ad alta intensità. In alcuni processi industriali poi l’idrogeno può essere usato come componente. E’ di fatto già usato nella produzione di ammoniaca ma gli usi possibili sono molto estesi a cominciare dalla produzione di acciaio. 

c) Riscaldamento domestico. In ragione degli sviluppi tecnologici si può immaginare una sostituzione parziale del gas naturale su impianti esistenti in modalità blended anche nel breve periodo (sotto condizioni di costo praticabili ovviamente), e in sostituzione totale su impianti nuovi.

I vantaggi prefigurati tuttavia sono legati al verificarsi di alcune condizioni. Da un lato, lo sviluppo in questi stessi settori di tecnologie adeguate a consentire di accrescere via via l’utilizzo dell’idrogeno in forme economicamente sostenibili. Dall’altro, è necessario, per quanto riguarda il cosiddetto idrogeno verde, un calo significativo dei costi di elettrolizzazione, portato sia di salti tecnologici che di semplice ottimizzazione dei processi (anche nella forma dello sviluppo di impianti di dimensione maggiore). Dall’altro ancora, l’uso dell’idrogeno sarà possibile su larga scala solo se esisteranno infrastrutture adeguate di trasporto e stoccaggio (e le relative tecnologie). In entrambi i casi si tratta di investire in maniera importante sulla innovazione scientifica e tecnologica, ma anche nelle sperimentazioni diversificate. Le proiezioni sui costi collocano al 2040 un dimezzamento dei costi di produzione dell’idrogeno verde (IRENA, 2019), ma molto dipende anche dal calo dei costi di produzione di energia elettrica da rinnovabili. Infine, lo sviluppo di una filiera dell’idrogeno potrebbe essere favorito in una fase intermedia dall’uso dell’idrogeno da fonti fossili se accompagnato in parte da tecnologie di cattura della CO2 rilasciata nel processo. La convenienza di questi processi andrà valutata anche in termini economici a seconda della relativa discesa del costo di elettrolizzazione a fronte del costo della cattura. 

La strategia UE

La strategia della Unione in materia di sviluppo della produzione e di uso di idrogeno (COM/2020/301) sta entrando nel vivo. In queste iniziative al momento la presenza italiana non è massiccia. Lo Innovation Fund - che gestisce la gran parte dei fondi in materia - ha assegnato solo 4 milioni di euro, su 441 circa, a progetti italiani. I fondi per 3 elettrolizzatori di scala comparativamente grande per porti e aeroporti sono andati in Germania, Olanda e Portogallo, e già finanziati attraverso Horizon 2030. Sono peraltro aperti bandi e saranno assegnati fondi nel 2024 per il sostegno all’impianto di elettrolizzatori di piccola e grande taglia, gestiti dallo stesso Innovation Fund. Nel novembre 2023 si sta per tenere la prima asta pilota di sussidi alla produzione di idrogeno della European Hydrogen Bank, una istituzione appositamente fondata per gestire sussidi comunitari ma anche per la creazione di un mercato comune e una strategia comune di importazioni di idrogeno. Nel complesso la Commissione ha programmato di distribuire 800 milioni di aiuti ai produttori nella forma di sussidi sui prezzi e conseguente riduzione del rischio da investimenti in produzione, per colmare il divario ancora esistente nei costi d’uso dell’idrogeno rispetto alle fonti fossili. 

E’ assolutamente necessario attrezzarci per partecipare in condizioni di parità alle iniziative future, pur scontando il nostro paese una minore capacità sia in termini di ricerca, per effetto di una ultradecennale politica di riduzione degli investimenti, sia in termini di presenza di grandi imprese industriali. Contemporaneamente il Rapporto sui progressi nelle tecnologie di decarbonizzazione (COM(2023) 652 final REPORT FROM THE COMMISSION TO THE EUROPEAN PARLIAMENT AND THE COUNCIL- Progress on competitiveness of clean energy technologies) punta i fari anche sugli aspetti industriali connessi all’abilità di produrre impianti di elettrolizzazione, ed anche in questo campo le principali iniziative sono in altri paesi.

Le iniziative nazionali e il ruolo del Mezzogiorno

Per quanto riguarda le iniziative nazionali, i principali finanziamenti sono contenuti nella componente 2.3 del PNRR. Sono in via di assegnazione i 450 milioni del bando ‘Hydrogen Valleys’ dopo una complicata procedura di suddivisione di fondi alle regioni che ne hanno fatto richiesta (con Decreto Ministeriale MITE 23-12-2022) e successiva assegnazione con bandi regionali standardizzati.  Dei 24 progetti ammessi a finanziamento al momento in 10 regioni più la provincia autonoma di Trento, la maggior parte sono nel Mezzogiorno, ma gli impianti di dimensioni maggiori sono prevalentemente collocati nel Nord Italia (il maggiore, l’impianto SNAM-Hera di Modena per 19,5 milioni). Cinque progetti sono nella Regione Puglia, per un importo complessivo di circa 40 milioni complessivi (Enel Produzione per 9,8 milioni, Solarind Green per 10 milioni, CE.RI.SMA per 10 milioni, Cerichem Biopharm per 9,8 milioni e Panita per 340mila euro). Nel complesso forse una minore frammentazione e una maggiore programmazione nazionale del quadro degli incentivi sarebbe stata auspicabile. Alcuni progetti di rilievo vengono sviluppati anche oltre le incentivazioni del PNRR, ad esempio il progetto ‘Power to gas’ di Italgas in Sardegna, che testerà l’utilizzo di idrogeno in modalità blended e per usi legati al trasporto locale nell’area di Cagliari. In Puglia è di notevole rilievo il progetto ENI-ENEL (finanziato a livello comunitario da IPCEI-Hy2USE) di produzione nell’area di Taranto in collaborazione con l’ILVA.

Sono in corso di valutazione come progetti infrastrutturali strategici gli adeguamenti di pezzi della rete Snam di trasporto del gas naturale italiana (nel contesto di un progetto di ristrutturazione complesso della dorsale di trasporto dall’Africa al Centro Europa) con due progetti di grande portata (Hydrogen Backbone e SoutH2). L’obiettivo duplice è quello di collegare luoghi di potenziale produzione di idrogeno (da rinnovabili) a mercati di consumo e di creare un mercato europeo di scambio dell’idrogeno aperto verso le zone di produzione extra europee (sponda nord dell’africa). Si tratta di porre le condizioni per sganciare l’uso dell’idrogeno dai vincoli derivanti dalla produzione locale e la produzione da un consumo localizzato, diminuendo la segmentazione tra mercati e consentendo lo sfruttamento di eventuali economie di scala. Le aree industriali di Brindisi e Taranto saranno collegate da una condotta (parzialmente nuova) che collegherà i luoghi di produzione in realizzazione con l’Hydrogen Backbone. 

Complessivamente quindi, il quadro è in veloce movimento e le iniziative si moltiplicano anche nel Mezzogiorno, ma è necessario accelerare sia le realizzazioni che i nuovi progetti sia infrastrutturali che di produzione. E’ soprattutto necessario essere più presenti, anche in partnership con imprese di altri paesi, nei bandi europei dell’Innovation Fund e seguire le iniziative della Hydrogen Bank. 

Argomenti
Energia

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