30 novembre 2020   Convegni

Infrastrutture energetiche di qualità per il Mezzogiorno - Sulla strada della decarbonizzazione

Evento on line lunedì 30 novembre

Lunedì 30 novembre si è svolto il nuovo appuntamento realizzato in collaborazione con Matching Energies Foundation dal titolo "Infrastrutture energetiche di qualità per il Mezzogiorno - Sulla strada della decarbonizzazione"

Sono stati con noi: 

Stefano Donnarumma - AD Terna, Paolo Gallo - AD Italgas, Carlo Tamburi - Direttore Enel Italia, Massimo Derchi - Capo Business Unit Asset Italia di Snam, Giordano Colarullo - DG Utilitalia, Sara Romano - DG Approviggionamento, Efficienza, Competitività Energetica Mise, Gilberto Dialuce - DG Infrastrutture e Sicurezza Sistemi Energetici Mise, Marco Zigon - Presidente Matching Energies Foundation, Claudio De Vincenti - Presidente onorario Merita. Coordina: Alfonso Ruffo - Direttore editoriale di Economy.

L'incontro è sponsorizzato da Enel, Snam, Terna e Italgas. Media partner: Corriere del Mezzogiorno, Formiche, Economy, Radio Radicale e IlDenaro.it. 

Di seguito trovate il nostro Position Paper: “Infrastrutture energetiche di qualità per il Mezzogiorno - Sulla strada della decarbonizzazione”

Premessa

Per conseguire il mix di fonti energetiche indicato nel Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) per il 2030 in termini di quota delle rinnovabili (30% del consumo finale di energia e 55% sui consumi elettrici) e di utilizzo del gas naturale (49 MTep), è necessario un potenziamento rilevante della capacità e flessibilità della rete nel settore elettrico e il potenziamento e rinnovo di settori importanti della rete gas, nonché lo sviluppo delle interconnessioni con l’estero. 
Sono temi che riguardano in particolare il Mezzogiorno, dove lo stato delle infrastrutture energetiche è segnato da uno storico ritardo nei confronti del Centro-Nord in termini di quantità e qualità, sebbene un progressivo ma lento sforzo di adeguamento delle reti sia proseguito nel tempo. Ancora nel 2018, secondo dati dell’ARERA, i segnali indiretti della qualità differenziale delle reti di trasporto e distribuzione nel Sud sono chiari. 
La durata media delle interruzioni di servizio elettrico per responsabilità del distributore (65minuti) è il 50% superiore alla media nazionale e circa due volte quella del Nord. A considerazioni analoghe se non peggiori si giunge comparando il numero di interruzioni (5,83 interruzioni annue al Sud, 2,19 al nord). E’ giusto sottolineare che si tratta di parametri in miglioramento da almeno 20 anni, ma con una preoccupante inversione di tendenza nell’ultimo anno disponibile. 
In maniera analoga le infrastrutture di trasporto di gas naturale sono meno diffuse al Sud (circa il 20% del totale a fronte di una superficie del Mezzogiorno di circa il 40% del paese). La richiesta di reti interamente equi-distribuite è in sé priva di senso, per le differenze nella densità abitativa e di interconnessione con i paesi importatori, ma la creazione di condizioni di contesto paritarie almeno per le imprese di zone densamente abitate deve essere un obiettivo necessario delle politiche governative.

Alcune scelte di fondo

Nell’ambito delle Raccomandazioni del semestre europeo, nel 2019 il Country Report per l’Italia esplicitamente richiedeva al Paese di “concentrare politiche economiche di investimento in ricerca e innovazione e nella qualità di infrastrutture sostenibili, tenendo conto delle disparità regionali”. Il Country Report del 2020 ha rinforzato queste raccomandazioni facendo esplicito riferimento alle difficoltà di alcune regioni. Il PNIEC fornisce gli obiettivi di riduzione delle emissioni e di incremento delle rinnovabili ma non definisce e dettaglia i fabbisogni di investimento nelle reti necessari ad adeguarle al conseguimento di quegli obiettivi. 
Per il Mezzogiorno, poi, il Piano Sud presentato a febbraio 2020 non articola alcuna strategia energetica. Il che è singolare, date le caratteristiche geografiche e climatiche del Meridione d’Italia che ne fanno un’area dotata di grandi potenzialità per la produzione di energia da fonti rinnovabili e vocata all’interconnessione con gli altri Paesi del Mediterraneo che sono e saranno sempre più produttori e consumatori di energia. 
Si tratta allora di individuare le scelte fondamentali di politica infrastrutturale necessarie a tradurre in pratica le indicazioni della Commissione Europea e a valorizzare le potenzialità del Mezzogiorno puntando su reti che esaltino la triade al centro della strategia clima-energia europea: (i) efficienza energetica per ridurre i consumi, (ii) fonti rinnovabili per ridurre ovunque possibile l’impiego di combustili fossili, (iii) utilizzo del gas nella fase di transizione per sostituire, come fonte fossile a più basse emissioni, carbone e petrolio in tutti gli impieghi non ancora raggiungibili dall’energia elettrica generata da rinnovabili.
I principali passi da fare affinché la dotazione infrastrutturale del Paese sia in grado di sostenere la strategia della decarbonizzazione sono allora i seguenti:

  1. potenziare la capacità della rete elettrica di trasmissione nazionale in modo da sostenere l’ingresso in rete delle energie rinnovabili prodotte nel Mezzogiorno e la loro trasmissibilità sul mercato nazionale ed europeo (basti pensare che l’energia eolica mancata per insufficienza della rete era stimata in oltre 300 GWh/anno nel 20181); completare le interconnessioni elettriche delle isole maggiori; accelerare anche la realizzazione, di grande valenza per la tutela dell’ambiente e lo sviluppo turistico, delle connessioni delle isole minori, a partire dalle connessioni più agevolmente praticabili;
  2. programmare le interconnessioni con l’estero che vadano in direzione del mercato unico europeo e al tempo stesso consentano l’interscambio con i Paesi della sponda Sud del Mediterraneo, potenziali produttori di energie rinnovabili su vasta scala. Una strategia di massima viene suggerita dallo studio di Confindustria Energia (Infrastrutture Energetiche per L’Italia e il Mediterraneo, marzo 2020) che propone la formulazione di un Green deal mediterraneo;
  3. sviluppare i sistemi di accumulo, essenziali per garantire in condizioni di sicurezza una gestione del sistema elettrico che sostenga l’ingresso in rete di energia da fonti rinnovabili; si tratta di definire la combinazione di batterie e pompaggi migliore dal punto di vista della sicurezza del sistema e dell’utilizzo delle risorse disponibili nei territori, come per esempio le potenzialità connesse alle caratteristiche degli invasi dell’Appennino Meridionale; senza trascurare l’esigenza, a fini di sicurezza del sistema elettrico, di disporre nella fase di transizione, di centrali a gas che sostituiscano per quota parte quelle a carbone e le residue ancora a olio;
  4. dare impulso alla flessibilità e resilienza delle reti elettriche, in particolare quelle di distribuzione locale, attraverso “smart grid” in grado di gestire i flussi in entrata e in uscita connessi alla generazione diffusa, specie da rinnovabili, e alla variabilità temporale degli utilizzi di energia e di migliorare l’efficienza energetica del sistema;
  5. curare la diffusione sul territorio nazionale di sistemi di ricarica per veicoli a trazione elettrica;
  6. realizzare la messa in sicurezza del trasporto del gas lungo la penisola attraverso interventi di rinnovo della rete ad alta pressione e di completamento delle dorsali Sud-Nord ed Est-Ovest;
  7. accelerare la metanizzazione della Sardegna con un disegno infrastrutturale che dimensioni la dorsale in modo da collegare gli impianti di rigassificazione da costruire alle reti di distribuzione locale da completare, ai fini del rilancio delle attività produttive a prezzi sostenibili e del phase-out dal carbone;
  8. predisporre le connessioni di rete e gli impianti necessari a sostenere la transizione verso l’alimentazione a gas dei mezzi di trasporto marittimo e dei carichi pesanti nel trasporto terrestre; curare la diffusione presso i distributori di carburanti di impianti per il rifornimento dei veicoli a gas compresso, GNL, e in prospettiva idrogeno; avviare un programma di uso del GNL per bunkering navale e uso portuale, in sostituzione dell’attuale bunker fortemente inquinante; creare una rete di depositi di GNL per le navi da crociera e per le navi cargo nel quadro della nuova centralità del Mediterraneo nei flussi commerciali internazionali;
  9. programmare una dotazione di interconnessioni con l’estero – metanodotti e impianti di rigassificazione – che assicuri la diversificazione delle fonti del gas per Paesi e aree geografiche di origine, in modo da garantire la sicurezza e la continuità degli approvvigionamenti.

 

Sullo sfondo di queste azioni immediate si staglia una prospettiva di convergenza delle fonti energetiche che chiama in causa un maggiore coordinamento tra le principali reti energetiche non solo elettriche. In vista di uno sviluppo della tecnologia dell’idrogeno e di una possibile conversione della rete del gas naturale per il suo trasporto, occorre coordinare maggiormente la localizzazione delle fonti rinnovabili con la rete esistente e prospettiva di gas naturale. Lo sviluppo e il potenziamento della rete esistente sarebbe ancor più necessario qualora il Mezzogiorno diventasse, come molti osservatori ritengono possibile, l’hub dell’idrogeno nel Mediterraneo, invertendo il tradizionale flusso di risorsa naturale. Queste prospettive richiedono un rilevante investimento in Ricerca & Sviluppo, l’unica dimensione del nostro PNIEC su cui la Commissione ha espresso un giudizio negativo: un investimento che deve avere respiro continentale, collegando i progetti delle imprese italiane nel network europeo che si sta costruendo nell’ambito della strategia del Green Deal.

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