07 novembre 2022   Convegni

Elettricità, questione verde

Webinar in diretta della "3Sun Gigafactory" di Catania il 16 novembre alle 11.30

mercoledì 16 novembre riprendono gli incontri di Merita con un nuovo appuntamento dal titolo "Elettricità, questione verde" organizzato con Matching Energies Foundation in collaborazione con Enel.

Nella sede della "3Sun Gigafactory" di Catania discuteremo del ruolo del Mezzogiorno nel processo di transizione energetica che il Paese sta affrontando, in particolare dal punto di vista del rafforzamento della filiera produttiva delle rinnovabili elettriche.

Ne parleremo - in diretta streaming a partire dalle 11.30 - con il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, e con numerosi esponenti del mondo dell'industria e delle istituzioni. Il programma:

Saluti introduttivi:

Claudio De Vincenti, Presidente onorario Fondazione Merita

Marco Zigon, Presidente Fondazione Matching Energies

Introduzione: Giampiero Castano, Socio fondatore di Merita

 

Interventi:

Eliano Russo, Responsabile 3Sun Gigafactory, Enel

Luca Dal Fabbro, Presidente Iren

Daniela Gentile, AD Ansaldo Green Tech

Alberto Carriero, Responsabile Filiere Industriali Strategiche CDP

Federico Vitali, Vicepresidente SERI Industrial

Sara Romano, Capo Dipartimento per l’energia e il clima al Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica

 

Conclusioni:

Adolfo Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy

Moderatore: Alfonso Ruffo, Direttore editoriale di Economy

 

Partner istituzionale: Cassa Depositi e Prestiti

Sponsor: Terna, Utilitalia

 

POSITION PAPER

Fondazione Merita e Fondazione Matching Energies

Ciclo di incontri

Il Mezzogiorno d’Italia nella Strategia europea energia-clima

CONVEGNO

Elettricita’ questione verde

Nuova frontiera per l’industria del Sud

(16 novembre 2022)

Premessa

La continua innovazione tecnologica delle componenti e degli impianti, svolge un ruolo centrale nella accelerazione del processo verso la sostituzione della energia derivata da combustibili fossili con green energy da fonti rinnovabili. 

Si stima infatti che a tecnologia invariata, il perseguimento degli obiettivi di sostenibilità condivisi nel quadro dei rapporti internazionali, non potrebbero essere raggiunti. Ovvero, quegli obiettivi scontano la introduzione di nuove tecnologie ed una maggiore efficienza di quelle esistenti da realizzare con la sostituzione parziale o totale degli impianti installati.

Su questo fronte il nostro Paese vive una stridente contraddizione: da un lato è forte importatore di impianti e componenti sia da Paesi del far east, sia dai principali Paesi europei (questo vale per il fotoelettrico, e ancor più per gli impianti eolici in e off shore che dipendono quasi al 100% da importazioni di parts & equipments); dall’altro lato però i nostri maggiori centri di R&D (ENEA, CNR, RSE a cui si aggiungono molti laboratori dei principali Politecnici) sono fortemente impegnati nella ricerca di nuove soluzioni e nella offerta di Know How alle imprese italiane. Secondo una ricostruzione di Confindustria, nei nostri laboratori sono state sviluppate 36 tecnologie per energia solare, 23 per accumuli e integrazione FER nella rete e 22 progetti trasversali. Una parte significativa della loro attività viene svolta nelle sedi del Mezzogiorno che possono rappresentare uno stimolo formidabile alla crescita o alla nascita di iniziative imprenditoriali nei segmenti industriali della filiera FER. E’ importante infine ricordare che le imprese europee detengono circa il 40% dei brevetti per le tecnologie necessarie alla generazione di energia da fonte rinnovabile.

Lo sviluppo delle FER al 2030 – sulla base di quanto previsto dalla SEN 2017 - offre uno scenario molto sfidante: 55% di energia elettrica e 30% di energia termica da fonti rinnovabili. Siamo ancora lontani da questi obiettivi, ma le risorse per raggiungerli non mancano e soprattutto la propensione agli investimenti sembra adeguata al netto delle condizioni ostative che vedremo più avanti. Secondo stime calcolate attraverso analisi intersettoriali, il contributo indotto dalla combinazione di “green energy – efficienza energetica – sostenibilità”  sul sistema economico nazionale nel periodo 2018 - 2030 sarebbe pari a circa 600 mld € con un indotto occupazionale di poco inferiore a 4 milioni di ULA (Unità Lavorative Annue), mentre il contributo nello stesso periodo temporale degli investimenti diretti nelle rinnovabili elettriche e termiche potrebbe oscillare tra 70 e 125 mld € e di quelli nell’efficienza energetica dei settori terziario, residenziale ed industriale oscillerebbe tra 130 e 270 mld €. Queste valutazioni non tengono in considerazione quanto reso disponibile dal PNRR che nelle sole due missioni direttamente riconducibili alla nostra riflessione prevede per M2C2 23,78 Mld € e per M2C3 15,22 Mld € spendibili in un arco temporale assai più ravvicinato (2022 – 2026). A rallentare il raggiungimento di questi obiettivi concorrono il crescente costo dell’energia e, purtroppo, i tempi autorizzativi. Basti pensare che nel 2021 è stata installata una potenza pari a soli 1.351 MW, un dato molto lontano dal target definito dal Governo di 70.000 MW da installare entro il 2030”. (Rapporto “GreenItaly” dell’ottobre 2022). 

Il Mezzogiorno oggi produce il 52,3% della quota nazionale di eolico, solare e bioenergie e rappresenta il principale serbatoio italiano di energie rinnovabili; può diventare presto uno dei principali hub europei dell’idrogeno (“SRM” aprile 2022).

Questa sommaria analisi, consegna uno scenario critico e tuttavia  potenzialmente molto promettente per il nostro apparato industriale fornitore di impianti e componenti per le energie rinnovabili. 

E’ un apparato che però è ancora molto fragile con eccezioni di rilievo, alcune presenti a questo seminario di cui si darà qualche cenno più avanti. La struttura industriale è troppo caratterizzata da imprese di piccola e media dimensione con una offerta molto limitata per gli impianti eolici e per le componenti elettroniche e dell’automazione. Nel segmento “fotovoltaico”, ad esempio, le imprese italiane con oltre 250 dipendenti si contano sulle dita di una mano e le medio-piccole sono la stragrande maggioranza. Molto poche sono le imprese nazionali in grado di sviluppare e fornire tracker ed inverter per la gestione ottimale degli impianti fotovoltaici. Analogo ragionamento vale per lo sviluppo di tecnologie innovative per lo stoccaggio temporaneo ed i sistemi di accumulo dell’energia dove fino ad oggi subiamo il predominio di una offerta estera e molto scarse sono le JV con i principali produttori internazionali. 

I produttori di componentistica italiani hanno un ruolo importante per la tecnologia del geotermico, per l’idroelettrico e per le bioenergie (potenzialmente anche per il nucleare e di questo forse darà qualche spunto Ansaldo Energia) dove però, a fronte di una consistente presenza italiana, anche le imprese europee (in particolare francesi e tedesche) sono fortemente presenti. 

E’ dunque fondamentale attivare anche in questi settori misure che favoriscano la crescita dimensionale, assegnando ai maggiori player nazionali (compresi quelli che operano nel segmento delle facility) una sorta di ruolo pivot aggregatore.

 

Alcuni fattori critici

La forte spinta della domanda combinata con la disponibilità di elevate competenze, costituisce dunque la chiave per ipotizzare (e per ora solo ipotizzare!!)  una fase di forte sviluppo del nostro apparato produttivo dedicato alle FER. 

Tanto entusiasmo potrebbe però essere contraddetto da tre fattori critici che possono frenare o addirittura bloccare la crescita della nostra industria.

  • Scarsa capacità di trasferimento tecnologico. Le importanti competenze presenti nei nostri principali centri di ricerca (che talora operano in stretto contatto con le imprese) sono in grado di sviluppare soluzioni che troppo spesso non si trasferiscono alle imprese. E’ un nodo cruciale che da troppo tempo non si riesce a sciogliere. Ci domandiamo se la disponibilità mai negata dei due interlocutori (ovvero imprese e centri di ricerca) non debba essere accompagnata da provvedimenti che favoriscano il rapporto costante tra sviluppo delle conoscenze e loro trasformazione in azione imprenditoriale. E’ un argomento di straordinaria attualità per la crescita del Mezzogiorno.
  • Permanenza degli ostacoli burocratici. Le timide semplificazioni introdotte dai Decreti emanati in questi anni non saranno in grado di sostenere la crescita prevista dagli stessi legislatori. Secondo stime di “ANIE rinnovabili” “molte imprese che operano in Italia hanno programmi di investimenti in impianti utility scale di un valore tra i 13 ed i 20 miliardi per realizzare tra i 15 e i 20 GW fotovoltaici e tra 10 e 16 miliardi per realizzare tra 7 e 9 GW eolici entro il 2030 […] senza alcun aiuto economico, ma semplicemente semplificando i procedimenti autorizzativi e accorciandone le tempistiche”. Nel 2020 nell’87% dei casi esaminati è il Governo (Ministero della Cultura) che si oppone alla realizzazione di impianti eolici e fotovoltaici. Sono denunce molto gravi che rappresentano un vero e proprio allarme se si considera che la gran parte di questi investimenti verrebbe localizzata nel Mezzogiorno. Che sia possibile fare diversamente è dimostrato dalle esenzioni dall’Autorizzazione unica introdotta da alcune Regioni a seguito del decreto semplificazione “Romani” che recepisce la direttiva EU 2009/28/Ce (si veda l’articolo de “lavoce.info” Meno burocrazia per accendere l’energia rinnovabile – 24 marzo 2022)
  • Minore propensione al rischio d’impresa per la crescente difficoltà previsionale di costi e ricavi. In questo quadro può diventare più difficile sia l’attrazione di grandi investitori in grado di gestire progetti di elevata potenza, sia la crescita delle piccole aziende che hanno dominato lo sviluppo del settore tanto nella gestione di impianti FER, quanto nella costruzione di macchine e componenti per la produzione di energia.

Senza la rapida rimozione di questi ostacoli, gli obiettivi (già di per sé molto sfidanti) proposti per l’Italia al 2030, non sono raggiungibili. Di conseguenza non si avrà la crescita della industria nazionale e continuerà la dipendenza dai Paesi del Far East (soprattutto la Cina per quanto riguarda la fornitura di moduli fotovoltaici).

Germi di cambiamento e scelte di fondo

Segnali positivi però stanno arrivando proprio dal Sud e questo Seminario è importante perché per la prima volta se ne fornisce una illustrazione organica, attorno alla quale riflettere.

Tre dei principali investimenti italiani per la produzione di apparati funzionali alle FER riguardano le gigafactory 3SUN-Enel a Catania, Stellantis a Termoli e SERI Industrial a Teverola (Caserta): la prima per la produzione di celle fotovoltaiche di nuova generazione e le altre due per batterie di accumulo destinate soprattutto (ma non solo) al settore automotive  A questi mi piace aggiungere l’importante investimento di ST Microelectronics non solo perché la produzione di questo campione nazionale è fondamentale per il settore di cui oggi ci stiamo occupando, ma soprattutto perché ha una notevole ricaduta proprio qui a Catania dove STM creerà nuove opportunità occupazionali altamente qualificate.

Sono progetti - opportunamente sostenuti da finanza pubblica nazionale ed europea e già entrati nella fase realizzativa – che non solo perseguono l’obiettivo di ridurre la dipendenza nazionale in settori industriali sempre più strategici, ma sono sostenuti da una visione strategica che si concretizza con partnership di filiera e con accordi che coinvolgono leader di mercato in ambito soprattutto europeo. E’ il caso di Stellantis che agirà attraverso ACC Automotive Cells Company in partnership con Total/Energies/Saft e Mercedes Benz, o di 3SUN che prevede di replicare il proprio progetto in altri Paesi con l’obiettivo di mitigare lo squilibrio di filiera che oggi esiste nel mercato del fotovoltaico a tutto favore della Cina, o ancora la JV di SERI Industrial che consentirà di offrire al mercato non solo sistemi di stoccaggio dell’energia, ma contemporaneamente anche gli apparati per gestire il rapporto di questi con la rete.

Sono le premesse per immaginare nel breve due ricadute fondamentali per far decollare nel Mezzogiorno una vera e propria industria al servizio della conversione verso la energia da fonti rinnovabili:

  • Da un lato la fertilizzazione industriale del territorio. Si richiama a questo proposito quanto recentemente dichiarato da 3SUN: “l’acquisto dei macchinari e dei materiali per la realizzazione della Gigafactory sarà effettuato presso venditori italiani, fattore che determinerà una notevole spinta per l’economia nazionale”. Sarebbe stato meglio se avesse potuto dire “produttori italiani”, anziché veditori, ma questo deve diventare l’obiettivo di un processo che ora può davvero iniziare. Un processo che non può essere lasciato alle sole imprese, ma che deve vedere le istituzioni nazionali (soprattutto) e del territorio impegnate in azioni volte a favorire la crescita di un indotto al servizio sia dei   di apparati, sia dei produttori di energia. Qualcosa è già stato fatto con il “Fondo Imprese Sud” gestito da Invitalia; è una traccia che deve essere però qualificata in termini di strategia e politica industriale, guidata da chi ha responsabilità generali.
  • Dall’altro lato la crescita, la qualificazione e l’assunzione di leadership per una R&D in grado di sostenere la filiera produttiva. Le principali Facoltà scientifiche del Mezzogiorno, in stretto rapporto con i Centri di ricerca e progettazione pubblici e privati, rappresentano un formidabile battente attorno al quale disegnare la rete per lo sviluppo costante di apparati e sistemi funzionali al miglioramento tecnologico per una sempre più efficiente produzione di energia da fonti rinnovabili. Vanno abbandonate ristrette visioni “di bottega” (tanto care ai piccoli centri di potere locali) e favorite le aggregazioni scientifiche e universitarie necessarie per essere vincenti anche in campo internazionale.

Anche in questo caso il ruolo di aggregatore deve essere svolto da chi nelle istituzioni politiche e scientifiche ha visione e strumenti adeguati (anche di natura finanziaria) per sostenere questo obiettivo che, lo ripetiamo con forza, è fondamentale per la qualificazione del Mezzogiorno in un settore che lo vede territorialmente protagonista. Il “fornitore” della gran parte di “green energy” per il Paese deve essere considerato il luogo “naturale” per la ricerca e la innovazione di prodotti e processi ad essa funzionali.

 

Le sintetiche riflessioni ed i suggerimenti contenuti in questa breve memoria, focalizzano un tema troppo spesso accantonato: il ruolo della politica industriale per lo sviluppo di settori strategici (e quello dell’energia è fondamentale) e per la crescita di aree del nostro Paese in oggettiva situazione di subalternità. 

Le contingenze storiche portano il nostro Mezzogiorno ancora una volta ad essere fondamentale per lo sviluppo e la modernizzazione dell’intera nazione. Oggi si tratta di qualcosa di straordinaria importanza: la sostenibilità del nostro futuro nel contesto del futuro mondiale. La convinzione di Merita è che oggi ci sono le condizioni migliori perché questo obiettivo sia raggiungibile e siamo certi che questo convincimento sarà rafforzato dalle testimonianze dei nostri interlocutori.

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