08 novembre 2021   Articoli

I debiti e un antico dilemma

Giuseppe Coco - Corriere del Mezzogiorno

La drammatica minaccia del sindaco Manfredi di non accettare il suo mandato se lo Stato non si accollerà in qualche maniera l’onere di risolvere la situazione di insolvenza di Napoli, espone un dilemma molto antico. Ogni volta che un debitore si dichiara insolvente ci troviamo di fronte alla necessità di decidere se condonare i debiti, accettando lo stato di fatto che non potranno comunque essere ripagati in qualunque scenario ragionevole, e la necessità di riaffermare il principio di responsabilità. Chiariamo subito che non si tratta di una questione morale in senso stretto, anche se la parola debito è associata al peccato (e al perdono) in tutte le religioni monoteiste di derivazione ebraica, tanto che nel Padre nostro noi ‘rimettiamo i nostri debiti’. Ma è un discorso lungo.

Il punto è piuttosto il mantenimento di incentivi corretti per gli amministratori, ma anche per le popolazioni. Condonare sistematicamente il debito rischia di condurre ad una situazione in cui nessun amministratore pubblico ritiene di dover rispettare un vincolo finanziario. D’altronde alcuni amministratori esplicitamente rivendicano il loro dovere di fornire comunque alcuni servizi a qualunque costo per la collettività (quella nazionale però). 

Nel caso di Napoli in realtà il Comune ha anche tagliato i servizi. Come ha ripetutamente spiegato il Professor Ugo Marani, il debito deriva in parte (circa 1 miliardo) dal passato, in parte da taglio di trasferimenti statali (che tuttavia hanno subito tutti gli enti locali). La parte maggiore però è aggiuntiva, e deriva dalla incapacità amministrativa delle giunte dell’ex sindaco De Magistris. Napoli non ha esatto imposte sugli immobili (Tari e IMU) per 1,2 miliardi di euro, e multe per 800 milioni. Contemporaneamente ha tagliato i servizi ai propri cittadini, ma non in maniera sufficiente a compensare queste mancate entrate. La giunta De Magistris ha fatto una scelta esplicita: non far pagare i proprietari di immobili (e si pensi che per la parte di IMU, 250 milioni circa, si tratta di proprietari di seconde case, quindi comparativamente benestanti) per tagliare i servizi, anche sociali, e accumulare debito. Non esattamente una scelta di sinistra a mio parere. Ciò che rende ancora più assurda la situazione è che Napoli è la città che spende di più per il funzionamento dei suoi organi istituzionali, quasi 100 euro a cittadino circa 4 volte di più di Roma e Milano, e per servizi generali. A quanto pare nell’amministrazione, la fornitura di servizi alla cittadinanza non è importante quanto i servizi a Giunta e Consiglio. E’ accettabile che la città con i peggiori servizi e il maggiore debito abbia il massimo costo della politica e dei servizi generali?

Forse è questo che manca dalla clamorosa uscita di ieri del sindaco. Un riconoscimento esplicito che la situazione come è oggi non è determinata dal solito nemico esterno e dalla austerità, ma da scelte dissennate del passato. Il Professor Manfredi è la persona migliore per ripartire con una gestione più assennata ed efficiente, per qualità morali e professionali, ma occorre una trasparente assunzione di responsabilità della città e di fronte alla città. 

E’ corretto addossare ai cittadini il peso, o parte del peso, per l’irresponsabilità dell’amministrazione precedente? Di certo i cittadini di Napoli non sono tutti individualmente responsabili della situazione, ma è necessario immaginare gli effetti dell’assenza di conseguenze di un comportamento di questo genere sui cittadini stessi. La nostra appartenenza a una collettività ci rende collettivamente responsabili per le scelte compiute dagli amministratori eletti. De Magistris è stato eletto per due mandati nei quali la situazione peggiorava sia in termini di bilancio che di servizi. Un ripiano del debito puro e semplice, oltreché difficile da un punto di vista finanziario, condurrebbe alla convinzione che il malgoverno conviene, non si pagano tasse e multe. D’altro canto questo è un problema non solo della città di Napoli ma italiano. Il ciclo politico alterna regolarmente governi responsabili che risanano temporaneamente, in presenza di crisi sistematiche, a governi che utilizzano la stabilità riconquistata a fatica per assecondare le richieste più irragionevoli delle diverse fazioni elettorali. Questa alternanza non può più funzionare. 

L’intervento per il Comune di Napoli deve avere ad oggetto e condizione principale la riconquista della sua capacità di tassare e far pagare le multe. Deve essere collegato esplicitamente al comportamento delle giunte precedenti perché i cittadini capiscano bene che l’inflessibilità odierna non è responsabilità di questa giunta. E condizionato a un recupero di efficienza anche delle risorse esistenti, delle strutture comunali. Sotto queste condizioni, è evidente che Napoli deve essere messa in condizioni di funzionare

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