20 novembre 2020

Se il bilancio non è dei migliori

Giuseppe Coco - Corriere del Mezzogiorno

Le prime bozze della Legge di Bilancio trapelate dal Consiglio del Ministri contengono una intera sezione sul Mezzogiorno e le politiche di coesione. Si tratta di una prassi comune negli ultimi anni, anche se in alcuni casi si è trattato di una formalità considerando le misure adottate. Quest’anno fortunatamente il testo, almeno di questa parte, è scritto in italiano e non nell’orribile giuridichese che impazza. Ci sono alcune novità di rilevo, tutte annunciate dal Ministro a vari stadi.

La principale e più corposa è senz’altro la decontribuzione parziale per i dipendenti privati al sud, estesa con intensità decrescente al 2029, anche se soggetta al beneplacito della Commissione da luglio dell’anno prossimo. Come si è detto in un altro articolo, è una misura che difficilmente impatterà in maniera significativa sull’impiego (uno sconto del 7% sul salario) e sicuramente non sulla produttività. Ma costa 4 miliardi l’anno, secondo i tecnici del Tesoro, che sono sottratti alle politiche per lo sviluppo. L’aspetto positivo è che si tratta di un incentivo senza costi di transazione e difficoltà di attuazione, ma potrebbe trasformarsi in un gigantesco trasferimento di risorse senza effetti sostanziali.

Cambia nei nomi ma non nella sostanza il processo di programmazione del Fondo Sviluppo e Coesione per il 2020-27. Si rinuncia a una possibile semplificazione del processo che molti ritenevano essenziale in questo periodo. Viene anche definitivamente abbandonata la possibilità di una programmazione integrata di FSC e fondi europei, tentata da Claudio De Vincenti per vincolare le regioni a una programmazione coerente di risorse con i Patti per il Sud.

L’altra novità di rilievo è che una quota consistente di risorse europee è allocata all’impiego, a tempo determinato per tre anni, di 2800 persone nel sistema delle politiche per la coesione. Questo potenziamento è giustificato nella Relazione con l’impoverimento delle Pubbliche Amministrazioni del sud nell’ultimo decennio. In realtà l’ultimo Rapporto sulle Economie Regionali della Banca d’Italia mette in luce che ancora oggi il numero di dipendenti degli enti territoriali (normalizzato alla popolazione) è maggiore al sud che nelle altre ripartizioni, nonostante il forte calo relativo. Quindi il problema è piuttosto uno di qualità, sappiamo ad esempio che i dipendenti sono più anziani a causa di infornate di assunzioni d’annata e meno scolarizzati, e di motivazione. La norma affida al Ministro la ricognizione dei fabbisogni e al Ministero della Funzione Pubblica l’espletamento dei concorsi. Questo dovrebbe limitare una nuova infornata clientelare, ma potrebbe non prevenire l’espansione incontrollata di professionalità specializzate non nella gestione, progettazione o attuazione di progetti, ma più genericamente in ‘politiche di coesione’. Un fenomeno che riempie la PA di molti grandi strateghi ma di pochi attuatori.

La Strategia Nazionale Aree Interne viene semplificata, non saranno necessari Accordi Quadro tra le amministrazioni. E’ il riconoscimento tardivo ma definitivo che il modello di programmazione concertata con incentivi, dei Patti Territoriali, di cui la SNAI è l’ultima propaggine, era totalmente sbagliata.  Dal 2014, in 6 anni (6!), la SNAI non è riuscita nemmeno a chiudere tutti gli Accordi Quadro (ne ha chiusi 33 e sei in fase di chiusura di 72 complessive). E’ un fatto clamoroso che esista una politica di cui non si sia riusciti a fare non l’attuazione, ma addirittura la programmazione. Nonostante questo, negli anni, la strategia continua ad essere incomprensibilmente espansa. Le politiche per le aree interne vanno ripensate radicalmente nella nuova programmazione.

Infine 50 milioni l’anno sono indirizzate alla costituzione di poli cd. ecosistemi per l’innovazione. Si tratta di oggetti abbastanza misteriosi al momento ma almeno la misura, che sarà attuata dall’ottimo Ministro Manfredi, riconosce la necessità di creare delle concentrazioni. Si muove dunque nella giusta direzione.

E’ confermato il credito d’imposta su investimenti industriali al sud e potenziato il credito per innovazione e sviluppo. Entrambe misure quantomai opportune. Considerando però l’espansione degli aiuti di stato generalizzati all’intero territorio (ad esempio la misura Transizione 4.0), bisogna assicurare che questi crediti rimangano aggiuntivi alle misure nazionali come da Dl 243/2016, altrimenti saranno inefficaci

Nel complesso anche se alcune misure sono condivisibili, appaiono lontane da una rivoluzione nelle politiche per il Mezzogiorno.

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