13 maggio 2020   Articoli

Lo sviluppo del Mezzogiorno nel 2021-2027 passata la pandemia: ruolo delle nuove tecnologie e sistema sanitario

Maria Ludovica Agrò

Premessa

Oggi scrivere di sviluppo, di transizione digitale, di negoziato per le risorse della coesione 2021-2027, non può essere fatto a mio avviso senza partire dal dato di contesto di questi giorni definiti da molti opinionisti e da molti cittadini sui social e nelle comunità dei territori “surreali”, mentre da più parti si richiama l’economia di guerra.

Purtroppo ci confrontiamo con una realtà difficile da fronteggiare visto che ci siamo trovati ad affrontarla sprovvisti degli strumenti adeguati. Una realtà tuttavia, a ben vedere, più prevedibile di come vorremmo ora credere, colti come siamo stati quasi di sorpresa dal rallentamento di tutte le attività per un’emergenza sanitaria mai verificatisi dal dopoguerra, che svela con indiscutibile evidenza il valore del Sistema Sanitario Nazionale pubblico e che va gestita guardando alla salute dei cittadini come bene primario ma anche ai serissimi pericoli incombenti sull’economia nazionale e mondiale.  In questo quadro vanno rintracciati e sanati per il futuro gli errori dei mancati investimenti passati e recenti, nazionali ed europei, in termini di strutture, attrezzature e risorse umane a sostegno della sanità pubblica.

I problemi gravi e urgenti che abbiamo affrontato fino a dicembre 2019 non sono superati ma solo accantonati e ci attendono aggravati alla fine dell’emergenza con due dati nuovi: la riduzione dell’inquinamento e le misure varate dalla UE per affrontare l’emergenza.

Il minore inquinamento atmosferico nelle zone maggiormente colpite dal virus e la qualità dell’aria nelle città già oggi sono visibili con i loro tangibili miglioramenti.  Questo è un dato incontrovertibile che nessuno poteva immaginare sarebbe stato disponibile in modo così evidente nella primavera successiva ai Friday for future. Un dato che non ha più la vulnerabilità, pretestuosa ma di grande effetto su molta opinione pubblica e su numerosi decisori politici, di dover essere ancora dimostrato.

Il secondo elemento è anch’esso molto dirompente negli schemi di ragionamento fin qui adottati. L’Europa c’è e le misure varate lo dimostrano. La sospensione del Patto di stabilità e l’attivazione della clausola  di salvaguardia, le nuove regole sugli aiuti di stato[1], e, infine,  il pacchetto relativo alle modifiche per l’utilizzo  dei fondi strutturali oltre ad avere finalmente la dignità di una misura unitaria di contrasto a questa gravissima emergenza, danno ragione anche della scelta di appartenenza dell’Italia all’Europa, divenuta oggi sempre da riaffermare perché non più  data per scontata dai cittadini fra i quali, vista la confusione iniziale e la comunicazione manipolata. anche in questo momento cala ulteriormente l’affezione all’UE come ha fatto registrare un recente sondaggio. Questa emergenza ha un “dopo” e per superarla in modo competitivo l’Europa al suo interno deve essere solidale.

Contesto

Affronterò in particolare la scommessa digitale dell’Europa e gli investimenti in intelligenza artificiale.

Faccio riferimento a tre documenti che contribuiscono a definire il quadro generale dettando le linee strategiche di indirizzo che influenzeranno la prossima programmazione, e che meritano in questo momento di riprogrammazione per l’emergenza di essere tenuti già in considerazione: il Green new deal[2], la previsione di realizzare una fitta rete europea di digital hubs, European Digital Innovation Hubs (EDIHs)[3] che per innescare sviluppo ha bisogno di operare collegata  alle Strategie di Specializzazione Intelligente, e la Nuova Strategia Industriale per un’Europa  verde (o meglio sostenibile?) e digitale, competitiva a livello globale presentata il 10 marzo scorso. Il Piano Sud 2030 Sviluppo e coesione per l’Italia lanciato dal Ministro del Sud rappresenta già una prima risposta a molte degli elementi contenuti in questo quadro.

Digital HUBs e Intelligenza Artificiale       

L’obiettivo della Commissione europea nell’ambito del programma Digital Europe di creare una rete di European Digital Innovation Hubs (EDIHs) per sostenere la trasformazione digitale delle imprese, in particolare delle PMI e della Pubblica Amministrazione rappresenta oggi quello di maggiore rilevanza per il recupero della competitività una volta passata l’emergenza.

I Digital Hubs sono concepiti come un centro unico di servizi per fornire accesso alle competenze digitali ed alle facilities per la “realizzazione di test di sperimentazione delle tecnologie sui processi produttivi anche in settori in cui l'adozione delle tecnologie digitali e di tecnologie correlate è lenta”, prima che l’impresa arrivi alla fase dell’investimento. Ciascun Digital Hub  sarà un “polo per l'innovazione digitale": Fornirà inoltre servizi per l’innovazione con riferimento agli aspetti finanziari, alla formazione ed allo sviluppo di competenze necessarie che andranno diffuse “trasferendo know-how tra le regioni, in particolare mettendo in rete le PMI e le imprese a media capitalizzazione stabilite in una regione con i poli dell'innovazione digitale stabiliti in altre regioni che sono in grado fornire al meglio i servizi richiesti”.

Gli HUBs infatti si dovranno focalizzare sulle nuove tecnologie, Intelligenza artificiale - almeno uno degli HUB di ciascun Paese dovrà essere dedicato ad IA-, High performance computing (HPC) e Cybersecurity, avendo come compito primario quello di guardare alle applicazioni industriali di queste in coerenza con le traiettorie di sviluppo individuate dalle strategie di specializzazione intelligente, perché l’altra caratteristica di ciascun HUB è avere un territorio di riferimento dove operare, per questo la rete è pensata cosi fitta e diffusa.

Le Strategie di specializzazione intelligente costituiranno nuovamente una condizionalità ex ante della prossima programmazione, per di più da monitorare con un sistema di governance affidabile e “terzo”. Gli HUB per investire, formare, orientare la transizione verso le nuove tecnologie dovranno restare aderenti alle vocazioni e alle potenzialità del sistema produttivo sul territorio o innescare, tenendo conto di queste, le trasformazioni necessarie.

Lo stanziamento complessivo proposto potrà arrivare a 9,0 miliardi di euro complessivi per Digital Europe di cui il 10% sarà dedicato ai Digital Innovation Hubs. È necessario cofinanziare tale investimento con risorse nazionali o regionali. In questa prospettiva è particolarmente utile ricordare che gli EDIH potranno essere finanziati anche con fondi strutturali ma questo andrà previsto espressamente sia nel nuovo Accordo di Partenariato sia nei singoli programmi operativi che vorranno sostenere questa scelta.

Consideriamo ora  la Strategia europea per i dati e il Libro Bianco per l’intelligenza artificiale[4]. Lanciando il white paper la Commissione pone con urgenza una sfida chiara: l’esigenza di tracciare anche un percorso per la regolamentazione dell’Intelligenza Artificiale giudicandola una delle tecnologie abilitanti fondamentali per la data economy. La questione della flessibilità del quadro normativo da adottare per poter seguire i progressi tecnologici ed offrire la necessaria certezza del diritto è aperta ed è affidata alla riflessione di tutti. La Commissione infatti ha inteso garantire un ampio confronto aprendo la consultazione pubblica sul withe paper sull’intelligenza artificiale a tutte le parti interessate fino la 31 maggio 2020. Occorrerebbe mobilitare tutte le competenze pubbliche e private per proporre une visione italiana in questo campo. Essere i primi a riflettere su un modello coerente di regolazione, oltre a scongiurare l’andare in ordine sparso degli Stati membri, sarebbe utile per giocare interamente a vantaggio della UE un ruolo di rilievo nell’ordine mondiale. In un contesto largamente disomogeneo fuori dalla UE, la partita che potrebbe vedere l’Europa tra i protagonisti del settore è ancora tutta da giocare e dipenderà anche dalla capacità del nostro continente di saper proporre una sua visione unitaria. Alla base dell’Intelligenza Artificiale e delle blockchain ci sono algoritmi che devono muoversi sui valori fondamentali della UE che divengono essenziali per evitare distorsioni e lesioni di diritti - sono in gioco diritti fondamentali, quali il diritto alla privacy, alla dignità umana, alla libertà di espressione e alla non discriminazione – distorsioni che saranno in futuro ancora meno visibili di oggi.

La Commissione europea nel white paper sottolinea spesso come l’Intelligenza Artificiale e la tecnologia in generale possano configurarsi come una forza propulsiva positiva e un fattore abilitante essenziale per risolvere alcune delle sfide globali più urgenti, come – per esempio – la lotta al cambiamento climatico o l’esigenza di rinnovare il welfare state di fronte all’invecchiamento crescente della popolazione.  Ci troviamo di fronte, in Italia ed in Europa, a forti mutamenti economici, demografici ed epidemiologici con bisogni e squilibri nel godimento dei diritti alla salute e la conseguente necessità di un nuovo welfare. E’ una realtà che richiede sempre di più̀ soluzioni di assistenza tecnologica che sembra essere uno dei pochi approcci capaci di tenere sotto controllo i costi dell’assistenza socio-sanitaria[5].

Alla luce di questa pandemia l’impiego delle nuove tecnologie per fini sociali e per rinnovare il welfare state attraverso di esse dovrebbe quindi essere uno dei driver della nuova programmazione costituendo anche lo strumento non solo per migliorare l’organizzazione sanitaria ma anche per superare il divario digitale per le regioni e le aree meno sviluppate. La partecipazione degli operatori sanitari al processo di informatizzazione ospedaliera e sanitaria determinerà un fabbisogno di nuove competenze informatiche di e-health, mobile health, teleHealth, che potrebbe essere soddisfatto anche questo attraverso i fondi strutturali europei.

Chi governerà questi processi avrà maggiori possibilità di vincere la sfida del futuro per la sostenibilità del sistema produttivo e sanitario.

Conclusioni

Le risorse della futura programmazione dei fondi UE per il 2021-2027 come sempre verranno attribuite in gran parte alle regioni in ritardo di sviluppo. Sopra è stato descritto il perimetro già tracciato per la futura programmazione dei fondi strutturali per il 2021-2027 e i documenti strategici già conosciuti entro cui dovremo muoverci: ci saranno modifiche certo e queste dovranno anche tenere conto di quanto stiamo attraversando. Il Sud necessita che il suo sistema sanitario venga ripensato. L’imperativo di porre l’argine alla diffusione del virus verso il Mezzogiorno è stata la prova che non ci potremmo permettere in nessun modo di fronteggiare una diffusione epidemica al SUD con le curve di espansione conosciute. Questo è un dato che crudamente dice che fino ad oggi nel Mezzogiorno non si è goduto in modo paritario del diritto alla salute: la prossima programmazione dovrà essere affrontata avendo presente la lezione appresa in questi mesi.

Occorrerà guardare quindi a tutti gli elementi e sfruttarne le sinergie: fondi strutturali-avendo cura di adottare un accordo di partenariato senza i paletti oggi esistenti sulle strutture sanitarie, Strategie di specializzazione intelligente, flessibilità della spesa, rete europea dei  Digital HUBs, consultazione pubblica sulla regolazione dell’intelligenza artificiale partecipando in modo coordinato e con una risposta solida da parte italiana perché le disposizioni che regolano questa nuova tecnologia non vanno trascurate, lavorare ad una riforma, peraltro invocata da anni, degli aiuti di stato necessaria anche  una volta passato il picco dell’emergenza sfruttando quanto è stato accordato in questo periodo per una riflessione più ampia che divenga strutturale, New green deal e Nuova politica industriale europea per promuovere l’economia circolare e trovare in questa scelta il sostegno alla domanda interna. Negoziare nella UE a tavoli aperti e comunicanti per poter saldare ogni opportunità con una ricaduta concreta.

In questo quadro più generale è tempo di considerare un PON salute per capitalizzare il salto culturale che questa epidemia ci ha fatto compiere in termini di consapevolezza di quale sia il valore del Servizio Sanitario Nazionale e del coordinamento delle istanze regionali fermo restando l’attuale quadro ordinamentale.

 


[1] in particolare gli Stati Membri potranno concedere a) sovvenzioni dirette, b) agevolazioni fiscali selettive e acconti, c) sostegno alle imprese fino ad 800.000,00€, d) garanzie di Stato per i prestiti bancari alle imprese, e) salvaguardie per le banche che convogliano gli aiuti di Stato all’economia reale, f) assicurazione del credito all’esportazione a breve termine

[2] Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni, Il Green Deal europeo, COM(2019) 640 final del 11.12.2019. Per il perseguimento di tale strategia di policy la Commissione europea ha elaborato il Piano di Investimenti per il Green Deal europeo, COM(2020) 21 final del 14.1.2020 e la Proposta di Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il Fondo per una transizione giusta, COM(2020) 22 final del 14.1.2020.

3 La comunicazione COM(2018) 434 final 2018 (parte introduttiva); art.16 Proposta di regolamento e il Libro bianco sull’intelligenza artificiale [in particolare articolo D, focus PMI e DIH] Comunicazione della Commissione COM(2020) 65

[4] Presentata dalla CE il 19 febbraio 2020 vedi nota 3)

[5] L’Organizzazione Mondiale della Sanità già nel 2012 nel report “New horizons for health through mobile techno- logies” prospetta l’utilizzo di numerosi sistemi di informazione e telecomunicazione anche in ambito di salute globale, mentre ancora oggi sono utilizzate in ambiti ristretti.

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