16 luglio 2021   Articoli

La scuola dell’Amica geniale è solo un pallido ricordo

Giuseppe Coco - Corriere del Mezzogiorno

Cosa ha a che fare la formazione delle competenze con la percezione della corruzione o del clientelismo in una comunità? Secondo molti dei meridionalisti viventi gran parte del nostro declino, anche nella scuola, dipende dalla mancanza di risorse pubbliche e quindi questi fattori, anche psicologici, sono irrilevanti. In un seminario recente organizzato dall’Associazione Merita invece Lucrezia Reichlin ha suggerito che in alcuni contesti gli studenti (ma anche gli insegnanti) potrebbero non impegnarsi e quindi non guadagnare competenze utili perché pensano che siano irrilevanti per il loro successo. Questo potrebbe riguardare anche il nostro Mezzogiorno. 

Questa idea non è interamente nuova. Qualche anno fa con Raffaele Lagravinese, ho testato l’influenza di una variabile che descriveva proprio la fiducia degli individui nell’importanza dell’impegno personale per spiegare il successo nella vita, sui punteggi PISA, che misurano le competenze in Matematica, Scienze e Lettura nei paesi OCSE, (https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0264999314000418). Venne fuori che questa variabile spiegava una parte significativa delle differenze tra paesi nelle competenze acquisite. 

Per capire quanto sia rilevante questa questione ricordiamo che i divari di competenze tra le Regioni italiane sono enormi. Mentre uno studente medio di scuola superiore del Veneto o del Friuli performa all’incirca come uno svedese, uno campano o siciliano performa come uno medio messicano o turco. Attenzione: non come uno di Istanbul, ma come uno medio dell’intera Turchia, compresa la parte asiatica. Se crediamo all’ipotesi che una parte rilevante di questo gap nasca dalla sfiducia nella capacità del sistema di premiare l’impegno dobbiamo scardinare questa credenza con tutti i mezzi. Ovviamente promuovendo il merito. Ma anche incidendo sulla percezione.

E’ infatti molto probabile che la percezione della corruzione in Italia sia molto superiore alla realtà dei fatti. L’Italia è il paese in cui è più ampio lo scarto tra la corruzione percepita e quella accertata, e questo nonostante l’attivismo della magistratura in materia. Inoltre se si chiede allo stesso campione di individui che ritiene che l’Italia sia un paese corrottissimo, quando hanno avuto notizia di uno specifico episodio di corruzione, faticano a trovarlo. Ancora più dannosa sugli incentivi è probabilmente la percezione dell’importanza del familismo o del clientelismo, anche quando non comportino corruzione in senso stretto.

Come combattere questa distorsione a partire dalla scuola? Ci sono segnali ad esempio che gli studenti siano convinti che le votazioni siano distorte in ragione di legami famigliari o comuni appartenenze borghesi. Vere o false che siano queste credenze vanno combattute per ricostruire gli incentivi a sforzarsi di migliorare. L’unico modo è rendere i risultati almeno parzialmente dipendenti da prove semi-automatiche o giudicate da soggetti esterni, senza coinvolgimenti con gli ambienti sociali da cui provengono gli studenti. E’ per questo che è soprattutto a noi meridionali che conviene che ad esempio le votazioni INVALSI giochino un ruolo determinante nell’esito dell’esame di Stato: per ristabilire la fiducia nel legame tra sforzo e risultato. Per gli stessi motivi è utile che una parte del giudizio sia espresso da esaminatori esterni; ma esterni per davvero non i vicini di casa, come in tutti gli esami che si rispettino. Il valore dell’esame Cambridge di lingua inglese ad esempio deriva dalla standardizzazione e dalla alterità degli esaminatori e le istituzioni che lo propongono proteggono rigidamente questa alterità. Altrimenti sarebbe carta straccia. 

Chi ha letto la saga de ‘L’amica geniale’ a mio parere ha certamente riconosciuto un sentimento che nel Mezzogiorno era molto diffuso fino a 40 anni fa: la certezza della possibilità di emergere attraverso l’istruzione nazionale. Oggi questo sentimento si è perso nell’ideologia delle nostre specificità, che in fondo forse sono soprattutto i nostri vizi.

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