12 gennaio 2021   Rassegna stampa

«Sì al Ponte: attrae investimenti al Sud e si deve accelerare sulle Zone speciali»

Intervista a Natale Mazzuca di Nando Santonastaso - Il Mattino

Natale Mazzuca - Vice presidente di Confindustria per l’Economia del Mare

Sì ad un progetto Paese all'insegna della coesione nazionale. No ad una crisi di governo. E ancora sì a progetti come il Ponte sullo Stretto che possono dare un senso allo sviluppo dell'Alta velocità al Sud e al tempo stesso valorizzare l'economia marittima, asset fondamentale per il Mezzogiorno e l'intero Paese, a partire dalle Zes. Il vicepresidente di Confindustria con delega all'economia del mare, Natale Mazzuca, va dritto al cuore del problema: «Le risorse del Recovery Fund sono l'ultima occasione per far ripartire l'Italia, ritardi e incertezze vanno superati senza più indugi" dice l'imprenditore calabrese. E aggiunge. «L'Europa deve approvare i progetti entro il 30 aprile, mi pare che non ci possiamo più permettere indecisioni o dubbi visto che altri Paesi, dalla Francia alla Germania, hanno già presentato le loro proposte di investimento». 

Il governo sembra deciso ad approvare oggi il Recovery Plan. Che cosa si aspetta per porti ed economia del mare? 

«Le rispondo con numeri inequivocabili. L'economia del mare impegna circa 200mila imprese, ha un valore aggiunto di 47 miliardi di euro che sono pari al 3% dell'economia nazionale e in termini di economia diretta e indiretta si arriva a 134 miliardi. Non c'è nessun settore più trasversale di questo ai due grandi asset previsti dal Recovery Fund europeo, la transizione verde e la digitalizzazione: meno inquinamento del mare, trasporti sempre più alimentati da combustibile verde in attesa dell'idrogeno, retroporti e logistica digitalizzati per la gestione delle merci, non credo che si possa dubitare ancora del peso dell'economia marittima nella spesa dei fondi europei». 

Le Zes però sembrano sempre a un passo dal diventare poli di sviluppo del Mezzogiorno ma finora... 

«Non possiamo nutrire dubbi sull'utilità delle Zes. Il taglio del 50% dell'Ires per chi investe in queste aree e non riduce l'occupazione dimostra che le convenienze ci sono. Ma bisogna accelerare sulla sburocratizzazione, e non mi riferisco solo alle Zes: bisogna snellire le procedure al massimo, punto e basta. Ben vengano anche i commissari anche se non sempre commissariare produce gli effetti sperati, come insegna il passato. Di sicuro, il vero problema per l'attrazione di investimenti nazionali e stranieri al Sud rimane questo, oltre alla capacità di fare riforme non più rinviabili, come quella sui tempi della giustizia che la stessa Europa continua a sollecitarci, e alle infrastrutture». 

I governatori delle Regioni del Mezzogiorno hanno chiesto che il 50% delle risorse europee venisse destinato al Sud. Che ne pensa? 

«Avremo le idee più chiare quando leggeremo il testo definitivo del Pnrr. La priorità delle infrastrutture al Sud, materiali e immateriali, è fuori discussione, a partire dall'Alta velocità e, appunto, dalla digitalizzazione. Ben venga allora anche il progetto del Ponte sullo Stretto perché non si può immaginare di collegare solo una parte dell'Italia con l'Alta velocità ai grandi asset del trasporto europeo. Il Ponte va fatto perché esso stesso sarà anche sul piano dell'immagine del Paese una carta vincente per attrarre investimenti al Sud. Ma qui servono anche i piccoli investimenti, quelli che fanno marciare l'economia locale in maniera più semplice e immediata». 

Tira aria di crisi, però, sul governo. 

«Non avrebbe senso in questa fase mettere in discussione la stabilità politica del Paese. Anzi, questo è il momento in cui tutti, dalle imprese ai sindacati a tutti i corpi intermedi, devono essere chiamati a offrire il loro contributo per arrivare alla definizione di un progetto Paese capace di guidare l'Italia fuori dall'emergenza della pandemia e della crisi economica per i prossimi anni. Non è più tempo di contrapposizioni Nord-Sud ma di un'unità vera nella quale il Mezzogiorno deve rappresentare il secondo motore per fare ripartire il Paese».   

 

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