Raul Gardini, il vero padre dell'economia circolare
Amedeo Lepore - Il Mattino
Il libro “L’uomo che inventò la bioeconomia. Raul Gardini e la nascita della chimica verde in Italia” non è una semplice biografia, né tantomeno il ricordo di un periodo tormentato della storia italiana e di un uomo che per più di un decennio agì da protagonista sulla scena economica e finanziaria, ma un racconto lucido e appassionato di due vicende parallele. Quella di un imprenditore che possedeva la principale qualità richiesta da Schumpeter, ossia saper cogliere l’esigenza di una profonda innovazione e guidarla all’interno di un processo di “distruzione creatrice”, e quella di un nuovo ambito dell’economia, che poteva quasi magicamente mutare l’agricoltura in chimica, affrancando quest’ultima dall’utilizzo delle fonti fossili per puntare sulle risorse biologiche in grado di rigenerarsi. Altri autori si sono impegnati a scavare nella intensa esperienza di Gardini, nella sua maturazione e nel suo tragico epilogo. A Bonaccorso interessa piuttosto mettere a fuoco e dare assoluta rilevanza ai lineamenti di un coraggioso anticipatore, con lo sguardo volto al futuro, inserendo la sua figura nel percorso della nascita e dell’evoluzione della bioeconomia.
In questo modo, tralasciando gli aspetti più conosciuti della vita dell’imprenditore romagnolo, il libro si concentra sulle sue grandi sfide e sulla sua capacità di essere un visionario come pochi altri, che ha diffuso largamente la coltura della soia e scalato il settore dello zucchero, ha perseguito lo sviluppo del bioetanolo sulla base dello smaltimento delle eccedenze di cereali e l’impiego di prodotti vegetali per scopi energetici al posto degli idrocarburi, ha concepito prodotti in plastica verde da scarti e materie prime agricole, ha fondato centri di ricerca avanzati, ha fornito un contributo essenziale alla trasformazione e alla proiezione internazionale del sistema agroindustriale e dell’industria chimica del Paese. Si trattava dei primi concreti passi dell’economia circolare, che aveva conosciuto un solo grande precursore in Henry Ford, capace di realizzare il prototipo di un’automobile dotata di una struttura esterna composta da fibre di cellulosa biodegradabili e alimentata con etanolo di canapa.
In pochi anni, Raul Gardini era riuscito a fare di un’azienda imperniata sul trading dei cereali, la Ferruzzi, una multinazionale dell’agroindustria: all’inizio della sua gestione, la quota di produzioni manifatturiere, su un totale di 3 mila miliardi di lire di fatturato, rappresentava appena il 20%; al principio degli anni Novanta, la proporzione si era invertita e il gruppo era diventato un gigante, con più di 20 mila miliardi di ricavi e oltre 50 mila dipendenti. La parabola di Gardini, dopo aver innovato un settore portante dell’economia italiana, si concluse con il fallimento del suo tentativo più audace, l’operazione Enimont, che avrebbe dovuto dare origine, attraverso l’integrazione pubblico-privata delle attività dell’ENI e della Montedison, a uno dei maggiori raggruppamenti mondiali nel comparto chimico e delle plastiche di derivazione agricola. In quell’epoca, non aveva solo termine l’esistenza di uno tra i nostri imprenditori più progrediti, ma terminava la Prima Repubblica e l’Italia si veniva a trovare in un passaggio molto delicato della sua storia. Dopo di allora, prevalsero i nuclei meno dinamici di una parte significativa del capitalismo italiano e si fermò il processo di modernizzazione che sarebbe servito al Paese. L’inventore della bioeconomia aveva anticipato di qualche decennio la svolta della green economy europea: se il suo impulso fosse stato seguito dall’intero sistema nazionale, l’Italia si sarebbe collocata all’avanguardia dell’economia sostenibile.
Questo libro può persuadere della necessità di un rivolgimento della nostra economia, per inverare un nuovo destino. Il testo non affronta volutamente la circostanza giudiziaria e la drammatica fine di Raul Gardini. Ma come è accaduto con il film “Hammamet” per un’altra figura portante della vicenda recente dell’Italia, la ricostruzione del ruolo peculiare di Gardini cambia il senso comune di una storia e riscrive coraggiosamente la sua immagine di imprenditore di calibro internazionale. Proprio per questo, un libro bello e intelligente potrebbe diventare un caso e contribuire a un Paese capace di guardare in avanti, senza smarrire per strada le sue doti di umanità, innovazione e progresso.
Seguici sui social