Pronto intervento - Infrastrutture, il nodo che frena lo sviluppo
Claudio De Vincenti - Corriere della Sera
Il declino prolungato della spesa pubblica per investimenti ha compromesso la dotazione di infrastrutture dell’Italia e in modo particolare del suo Meridione, specie nel confronto con gli altri Paesi europei. Il Recovery Fund costituisce un’occasione, che non possiamo sprecare, per dare corpo a una rete infrastrutturale e a una rigenerazione urbana adeguate a sostenere le capacità di crescita dell’economia italiana e la qualità della vita dei cittadini. Sarà questo il cuore del confronto con il Ministro Paola De Micheli organizzato da Casa Corriere per giovedi 23 luglio.
Dai dati Eurostat e dall’indice di competitività della Commissione Europea si osserva una dotazione infrastrutturale dell’Italia nel complesso inferiore a quella dei principali Paesi partner e, all’interno di questo quadro, una pesante sottodotazione del nostro Meridione. C’è quindi molto terreno da recuperare, consapevoli anche che il divario tra Sud e Centro-Nord costituisce un fattore di freno per l’insieme dell’economia italiana: ostacola l’interazione lungo le filiere produttive che legano le imprese delle due aree del Paese e non consente al Centro-Nord di utilizzare le potenzialità logistiche connesse alla posizione del Mezzogiorno nel contesto dei nuovi flussi commerciali del Mediterraneo.
Va dato atto al Piano infrastrutture allegato al Documento di Economia e Finanza del tentativo di tracciare una strategia. L’indicazione anche puntuale delle singole opere – di cui diverse nel Meridione - si accompagna al loro inserimento in un disegno programmatico che riprende il Piano nazionale dei trasporti e della logistica varato nella scorsa legislatura: completamento dell’alta velocità ferroviaria da Nord a Sud, cura dell’intermodalità tra ferrovie, porti e aeroporti, potenziamento della rete stradale, anche lungo alcune importanti direttrici meridionali, un programma di rigenerazione urbana e di mobilità sostenibile.
Ma si deve ora passare alla predisposizione dei progetti operativi su cui attivare l’utilizzo dei fondi del Recovery Plan europeo e a questo riguardo c’è ancora molto da fare.
Prima di tutto in termini di accelerazione nelle capacità realizzative delle pubbliche amministrazioni, tema su cui il Decreto semplificazioni fa un passo avanti ancora limitato e parziale. In particolare, la norma molto enfatizzata del potere di commissariamento sulle opere da realizzare non può che avere nei fatti un perimetro di applicazione limitato: solo interventi per i quali il procedimento autorizzatorio è praticamente completato si prestano a possibili accelerazioni nella fase esecutiva da parte di una struttura commissariale, mentre fino a quel momento i diritti di veto delle varie amministrazioni svuotano il ruolo di qualsiasi commissario. Il fatto è che i fattori di freno agli investimenti stanno soprattutto a monte della fase esecutiva ed è su questi che si dovrebbe intervenire.
Va poi chiarito come il Piano infrastrutture, al di là dell’indicazione di singole opere pur rilevanti per il Mezzogiorno, si conformi nel suo complesso alla norma che prevede che gli stanziamenti di bilancio ordinari per investimenti nelle macroaree del Paese siano proporzionali alla rispettiva popolazione. E’ la regola cosiddetta del 34% - questa la quota della popolazione del Meridione sul totale nazionale - che non è una regola “contro” il Centro-Nord ma “a favore” dello sviluppo di tutto il Paese: solo se ogni sua componente è posta nelle condizioni di crescere, può attivarsi quella interazione reciproca che è condizione necessaria per la prosperità di ognuna delle altre.
Ma la regola sugli stanziamenti non basta perché, come sappiamo dall’esperienza, il rischio soprattutto al Sud è che essi non si traducano in spesa effettiva e quindi in opere realizzate. Per questo è necessario riprendere l’esperienza che consentì nel 2014-15 di utilizzare appieno i fondi strutturali europei e costituire task-forces dedicate tra Agenzia della coesione e amministrazioni regionali e locali del Mezzogiorno in modo da stimolarne, sostenerne e verificarne l’azione.
Insomma, tra l’indicazione delle linee programmatiche e l’attuazione concreta degli interventi “c’è di mezzo il mare” della capacità progettuale e amministrativa. E’ questo il passaggio a cui è atteso il Governo.
Articolo del 22 luglio 2020 per il Corriere della Sera
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