La strada della convergenza: investimenti, competenze e nuovi modelli di governance
Governance e territorio
Il regionalismo come attuato dal 1970 ad oggi, e ancor più dopo la riforma del Titolo V del 2001, è risultato nei fatti divisivo, inefficace, e dispersivo di risorse, separando per le Regioni responsabilità di spesa e responsabilità di entrata e inducendo lo Stato a distribuire risorse senza l’onere di coordinarne e verificarne gli impieghi.
Il regionalismo ha così finito per alimentare in molte aree del Paese, e in particolare (ma non solo) nel Mezzogiorno, classi «estrattive» locali che costituiscono un fattore di blocco dello sviluppo e di mortificazione delle forze vive della società italiana.
Ha inoltre alimentato, specie a causa dei poteri di veto dovuti alle competenze concorrenti previste dalla riforma del Titolo V, una conflittualità continua tra livelli di governo che sia al Nord che al Sud ha paralizzato i processi decisionali.
Questa situazione mostra ormai la corda quale elemento di blocco anche della attuazione di NGEU: non a caso – paradossalmente in contraddizione con il DDL Calderoli - il DL Fitto sul PNRR ha cercato di rafforzare il ruolo di direzione centrale degli investimenti e dei processi attuativi.
Come impostare allora una revisione del rapporto Stato-Regioni-Autonomie locali che consenta di ritrovare efficienza, efficacia e responsabilità delle scelte a tutti i livelli di governo?
Leggi in allegato le slide di presentazione dell'intervento di Claudio De Vincenti al seminario di SRM "La strada della convergenza. Investimenti, Competenze e nuovi modelli di Governance"
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