[L’analisi] Giuseppe Coco (economista): «Ecco perché bitcoin e i suoi fratelli sono un disastro»
Giuseppe Coco - Osservatorio Riparte l'Italia
Il collasso del mercato delle criptovalute che aveva raggiunto la dimensione incredibile di circa 3mila miliardi di dollari, ha posto investitori e autorità di fronte a una serie di dilemmi. Per gli investitori la domanda è: si tratta di una tipica oscillazione di prezzo per un asset non pienamente compreso? Si riprenderanno le cripto-valute?
Per le autorità e per chi si occupa di finanza la domanda deve essere: che funzione svolgono le cripto-valute?
Le due domande sono legate tra di loro perché qualunque prodotto finanziario ha un valore nel lungo periodo solo se svolge una funzione utile al sistema economico. Non necessariamente una funzione proporzionale al valore del mercato, ma almeno una funzione razionale.
In origine il bitcoin è stato introdotto con lo scopo esplicito di disintermediare totalmente le monete statali attraverso la creazione di monete virtuali:
- la cui creazione fosse controllata in maniera stringente, agganciata a qualche meccanismo di tipo algoritmico e quindi sottratta alla tipica discrezionalità delle Banche Centrali nella emissione delle monete tradizionali. Il conio di cripto valute in particolare oltre ad essere limitato, richiede calcoli così complessi da poter essere attuati solo da computer con potenze enormi che lavorano per giorni consumando qualità notevoli di energia elettrica.
- Il cui trasferimento fosse certificato da un meccanismo in teoria controllabile, certo e non alterabile da nessuna autorità centrale (blockchain). Soprattutto però i meccanismi di trasferimento e proprietà sono rigorosamente anonimi.
In forza del punto i), le cripto-valute dovrebbero avere un prezzo stabile, e proteggere gli investitori da un possibile abuso della capacità di signoraggio degli Stati. Quanto questo sia vero lo abbiamo osservato nei giorni scorsi, quando alcune cripto-valute sono letteralmente collassate (con perdite anche oltre il 90 per cento).
Il motivo è che il valore delle valute è comunque determinato da semplici meccanismi di domanda ed offerta e con l’assurda entusiastica campagna di legittimazione e incoraggiamento presso gli investitori fatta da celebrità anche da alcune autorità politiche (la città di New York per esempio o lo stato del Texas nelle intenzioni di alcuni politici) una valanga di denaro si è riversata su questi mercati. Molti di questi investitori, in generale tutti gli investitori, non hanno alcuna idea di come i bitcoin siano creati e nessuna capacità di monitoraggio. Si tratta della ennesima bolla speculativa, l’ultima di una lunga serie probabilmente causata da
- un eccesso di liquidità dei mercati anche generato artificialmente da un decennio di politiche monetarie straordinariamente espansive,
- bassi rendimenti sugli asset tradizionali
- l’opportunità fornita da un classico schema di Ponzi, i cui il valore di un asset dipende da quante persone credono che esista veramente un valore e che crescerà, basandosi sulla crescita avvenuta in passato. Finché nel mercato affluiscono in massa nuovi polli, il prezzo (non il valore) aumenta. Quando la musica si ferma, tutto crolla.
Fortunatamente in questo caso almeno non ci si potrà rivolgere agli stati sovrani per un salvataggio però, le cripto-valute sono nate per tagliarli fuori.
E questo ci porta alla loro reale funzione. Partiamo dalla funzione monetaria. Come sa anche uno studente del primo anno di economia, il valore della moneta consiste nella fiducia nel suo valore (infatti sui dollari c’è scritto non a caso ‘In God we trust’) che in ultima analisi è fiducia nell’emittente. Questo è il motivo per cui uno Stato con strutture politiche instabili o con un elevato debito pubblico, difficilmente avrà una valuta stabile. La cripto-valuta deriverebbe la sua stabilità dalla controllabilità decentrata del suo valore, cioè dal mercato. Ma questa è una illusione.
Una minoranza infima di persone è davvero in grado di controllare la correttezza degli algoritmi di emissione, e comunque il valore è determinato da meccanismo di domanda ed offerta più simili a quelli di un asset che di una moneta. Mi spingo fino a dire che un investitore, anche molto sofisticato, ha centinaia di informazioni in più su un emittente tradizionale (uno Stato) che su una cripto-valuta.
Se invece la cripto-valuta è un asset, ci si chiede qual è la sua funzione sottostante. Qual è l’investimento che rappresenta? Quale funzione svolge in termini di creazione di valore o di riduzione/riallocazione ottimale del rischio. La risposta è nessuno.
Se è falso, ed è ormai chiaramente falso, che le cripto-valute conservano il valore meglio delle valute tradizionali o che hanno una funzione di creazione di valore, ci si chiede qual è la loro vera funzione. La vera sola funzione consiste nella creazione di una moneta, l’unica, che si può scambiare in totale anonimato. Ma chi può avere interesse a questo anonimato assoluto? La risposta è ovvia: grandi organizzazioni illegali e grossi evasori su scala internazionali. E’ giusto tollerare l’esistenza di questo canale?
L’assurdità però non finisce qua. Se una cripto-valuta non è una vera truffa, la creazione di valuta avviene con il consumo di assurde quantità di energia. In altri termini mentre la finanza conia sempre nuovi modi per accompagnare la transizione ecologica attraverso la certificazione di investimenti ESG, qualcuno consuma energia e produce inquinamento per coniare monete che servono solo al crimine organizzato.
Per quanto le autorità debbano intervenire il meno possibile nei mercati, specie se innovativi, siamo di fronte a un meccanismo così distruttivo che un intervento è a mio parere necessario.
E torniamo alla domanda per gli investori: alcune cripto-valute sono chiaramente delle truffe, i meccanismi non controllabili alla base della loro creazione, hanno favorito l’entrata nel mercato di autentici cialtroni, come avviene durante tutte le bolle. Alcune valute invece potrebbero non collassare del tutto. Ma rimane che la distruzione di valore sociale caratterizza anche le cripto-valute ‘oneste’, anzi forse di più.
Seguici sui social