Cosa non funziona sui bus a 20 euro
Giuseppe Coco - Corriere del Mezzogiorno
I titoli di tutti i giornali nazionali sono pieni di una sola storia: il prezzo della benzina dopo la rimozione dello sconto sull’accisa. In Puglia (ma anche fuori) nel frattempo si discute dell’annuncio del Sindaco De Caro di offrire 20mila abbonamenti a 20 euro. Entrambe le questioni riguardano l’ambito del trasporto, uno di quelli su cui si gioca obiettivamente il nostro futuro e quindi le discussioni sono necessarie ma francamente il dibattito è deprimente. Cominciamo dal caso nazionale. Lo sconto sull’accisa sui carburanti fu introdotto a marzo dell’anno scorso dal governo Draghi quando i prezzi erano abbondantemente sopra i due euro. Nella prima settimana di applicazione lo sconto portò il prezzo della benzina a 1,87 euro. Nella settimana scorsa (quella finita il 9 gennaio) il prezzo registrato senza sconto è di 1,81 euro (+16 centesimi dalla settimana prima per effetto della rimozione dell’ultimo sconto con la Finanziaria). Sicuramente il prezzo è cresciuto ancora negli ultimi giorni ed è possibile che nei mesi prossimi ci troviamo ad affrontare una ulteriore crisi, ma niente giustifica l’isteria collettiva che vediamo sui giornali e l’allarmismo che viene anche da alcune parti politiche. Da un lato il fatto che forze che a parole dovrebbero essere ecologiste saltino sul vagone della propaganda pro-sconto sui carburanti fossili senza alcuno scrupolo rispetto ai propri valori fondanti la dice lunga. Dall’altro sono interessanti le polemiche sulla propaganda che tempo fa fece la Presidente del Consiglio a proposito della diminuzione delle accise. Esse dimostrano solo che dall’opposizione sarebbe bene non lasciarsi andare a promesse inattuabili (e nemmeno desiderabili a dire il vero, le accise sui carburanti fossili sono sacrosante). Detto questo è molto preferibile un capo dell’opposizione che, una volta al governo, responsabilmente rinnega le promesse assurde e dannose che ha fatto quando si rende conto del loro costo e dei danni, che uno che si incaponisce nel realizzare quello che incautamente ha promesso. Molto meglio sarebbe stato se il governo non avesse dato seguito anche alle dannose promesse anche in campo fiscale. In un mondo di uomini e donne responsabili e consapevoli quelle promesse non dovrebbero avere effetto sulle elezioni. Lo sconto sull’accisa era una misura temporanea imperfetta, costosissima e più vantaggiosa per i ricchi (per chi fosse interessato c’è un articolo di Paolo Brunori su Lavoce.info), da rimuovere appena la pressione fosse diminuita. Ed è preoccupante che venga invece immediatamente invocata con indignazione quando i prezzi sono ancora livelli inferiori a quelli registrati con lo sconto a marzo. Ricordo che a Luglio la benzina arrivò di nuovo a costare più di 2,1 euro, nonostante lo sconto. La vicenda sembra più che altro dimostrare che una volta concessi un sussidio, un assegno, un beneficio, in questo paese fare marcia indietro anche quando ci rende conto di quanto sia inutile o dannoso o costoso è quasi impossibile. Questo peraltro peggiora la tendenza di chi ci governa a mettere bandierine inutili e dannose: poi potranno essere usate anche come arma politica di propaganda quando si tenterà di rimuoverle.
Ma su cosa dovremmo spendere denaro nella crisi energetica se non sui carburanti? Una risposta ovvia, che risparmia carburanti, è ecologica e favorisce i meno abbienti è il trasporto pubblico locale (TPL). Il Sindaco di Bari De Caro ha lanciato una proposta shock al proposito. Abbonamento annuale a 20 euro. La direzione è corretta, molto meglio sussidiare il TPL che la benzina, ma presenta sicuramente alcuni problemi. Da un lato l’utilizzo (o il non utilizzo) del TPL è molto collegato a fattori non di prezzo. Affidabilità, velocità e frequenza del servizio sono molto più importanti. Ed infatti nelle città dove funzionano bene le Metropolitane i prezzi sono alti, anche per gli abbonamenti, ma i servizi eccellenti. Si tratta anche di una questione di piacevolezza del viaggio e status. Da quando sono in funzione le tramvie a Firenze ad esempio l’uso del trasporto pubblico locale è aumentato moltissimo, con effetti benefici sul traffico cittadino. Un borghese sale sulla tramvia, ma difficilmente prenderà un autobus; sarebbe interessante chiedere quanti benestanti intellettuali di sinistra, sempre pronti a sfoderare sicure credenziali ecologiste, hanno mai preso il bus nella loro vita. Sotto questo profilo la proposta di De Caro è interessante, ma chiaramente monca. Se si riesce ad aumentare l’uso del mezzo pubblico, bisogna ovviamente porsi il problema di aumentare il servizio, frequenza, corsie preferenziali (da far rispettare con durezza), parco mezzi. Magari bisognerebbe mettere in campo progetti per delle tramvie. Alcuni grossi sobborghi di Bari potrebbero essere collegati meglio con infrastrutture stabili. Alcune città del centro-nord hanno fatto questa programmazione per tempo. Da Carbonara o Modugno non si arriva in centro a Bari in monopattino e le strade di accesso sono sempre intasate e inquinate molto più di Taranto. Ecco forse 20 euro sono pochi, sarebbe meglio aumentare il costo, con l’impegno di usare i proventi addizionali per il servizio, altrimenti la proposta potrebbe rivelarsi un boomerang se davvero i baresi meno abbienti dovessero auspicabilmente affollare gli autobus cittadini. A parte questo ci sono alcune proposte migliorative che sicuramente vanno prese in considerazione. Una petizione in particolare invita il Sindaco a non estendere la possibilità di fare l’abbonamento a chi non paga tasse comunali (e multe). Mi sembra il minimo. Assurde invece voci che circolano sulla sospensione degli abbonamenti a chi non li usa. Oltre ad essere a mio parere impraticabile sia dal punto di vista legale che pratico (basta salire e scendere immediatemente), ha bisogno di un sistema di montoraggio e enforcement costosi e macchinosi. Molto meglio alzare il prezzo (e quindi la contribuzione) ad esempio a 50 euro. Chi non lo usa contribuirà a finanziare più servizio senza usarlo.
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