21 marzo 2024   Articoli

Le Regioni e il rischio di giocare allo scaricabarile

Floriana Cerniglia - Sole 24 Ore

Floriana Cerniglia - Professore ordinario di Economia Politica - Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano

Dopo l’approvazione al Senato, alla fine di gennaio è iniziato il vaglio presso la Camera dei Deputati del disegno di legge recante “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma della Costituzione”. 

Rispetto alla versione licenziata dal Governo nel marzo 2023, gli emendamenti approvati al Senato introducono alcune novità. Tra queste: il trasferimento di funzioni e materie alle regioni subordinatamente alla determinazione con decreti legislativi dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali (Lep) che in questi mesi sono stato ricostruiti dalla commissione Clep, presieduta dal Prof. Cassese, solo sulla base della normativa vigente. 

Un lavoro corposo, centinaia di pagine, che fotografa lo status quo del nostro paese per quanto concerne i diritti civili e sociali. La seconda novità è che non si attribuisce alcun extra-gettito alle regioni (come inizialmente previsto) dato che annualmente ciascuna Commissione paritetica dovrà riallineare l’andamento dei fabbisogni di spesa regionale con l’andamento del gettito dei tributi erariali compartecipati dalla regione medesima per il finanziamento delle funzioni trasferite.

Non ci saranno risorse aggiuntive nel caso in cui le risorse da compartecipazione al gettito crescessero in misura maggiore rispetto ad un fabbisogno di spesa per le funzioni devolute. Ma è tutto oro quello che luccica? Il meccanismo di finanziamento del d.d.l Calderoli assegnerà le risorse che finanziano le materie e/o funzioni Lep sulla base di un’aliquota di compartecipazione al gettito che deve coprire un fabbisogno di spesa su ciascuna funzione. 

Questo fabbisogno sarà calcolato dalla Commissione tecnica per i fabbisogni standard (Ctfs che dovrà stimarlo su ciascuna materia e/o funzione LEP. Ma, a causa dell’invarianza di bilancio (previsto dal D.d.l Calderoli) e della “Lep-fotografia” della Commissione Clep, la Ctfs non potrà fare altro che replicare una spesa storica. Se non ci sono risorse aggiuntive, i Lep sono solo fumo negli occhi e serviranno semplicemente a giustificare il calcolo di un fabbisogno da parte di una Commissione tecnica che farà le nozze con i fichi secchi rimescolando un po’ la spesa storica tra le regioni. 

Molto probabilmente, e per imbellettare politicamente meglio il tutto, qualche conseguenza redistributiva nel calcolo dei fabbisogni - a risorse date - potrebbe anche esserci. Non è azzardato pensare che le regioni che chiedono l’autonomia saranno financo disposte a cedere un po’ di risorse alle altre regioni che non chiedono pur di portarsi a casa pezzi di politiche pubbliche importanti sulle quali (cosa ben più rilevante) potranno esercitare poteri, decisioni, cambiare modello organizzativo e di cui i cittadini avranno poca contezza. 

Dopotutto a chi gestisce la cosa pubblica - e deve raccogliere consenso elettorale – importa non solo il quantum di spese da allocare, ma decidere su come e a chi distribuire quel quantum, poco o grande che sia. Quello che veramente vogliono le regioni che chiedono l’autonomia è gestire pezzi di Stato senza addurre alcuna motivazione fondata su pezzi di carta e non sull’aneddotica di una maggiore efficienza regionale. 

L’ha fatto capire molto bene l’ex governatore Formigoni in un’intervista sul Sussidiario.net il 18 gennaio scorso, ricostruendo la saga dell’autonomia di questi anni a partire proprio dai suoi governi. Una riforma quindi che accentua l’autonomia su funzioni e spesa, ma nessuna responsabilità finanziaria. I governatori “non ci mettono la faccia”, anche se è stato sempre questo il mantra del federalismo fiscale. 

Il mondo ideale per la politica regionale che si assicura un trasferimento certo, poco o tanto che sia, dal governo centrale imbellettato con un’aliquota di compartecipazione, decisa da una commissione paritetica, una per ogni regione che chiede l’autonomia, e non già da un organo istituzionale unico per tutte le regioni che avranno l’autonomia differenziata. 

Se poi, nei prossimi anni, il governo dovesse essere obbligato a ridurre le risorse, rivedendo i fabbisogni e dunque riducendo l’aliquota di compartecipazione, le regioni potranno sempre dare la colpa allo Stato che non finanzia i Lep. Il governo centrale potrà dare la colpa all’Europa e ai suoi vincoli di finanza pubblica. Se l’autonomia sarà così congegnata, ci troveremo di fronte a uno scaricabarile perfetto. 

A rimetterci saranno tutti i cittadini del Nord e del Sud, che a fronte di minori risorse e minori servizi, ancora una volta, non sapranno di chi è la colpa. 

Argomenti
Economia

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