19 aprile 2021   Convegni

Una sfida per il Recovery Plan e oltre: le ZES come leva per lo sviluppo del Mezzogiorno

Convegno lunedì 26 aprile dalle 18.00 con la Ministra per il Sud e la Coesione territoriale, Mara Carfagna

Lunedì 26 aprile, nel nostro nuovo appuntamento dedicato al Sud, avremo ospite la Ministra per il Sud e la Coesione territoriale, Mara Carfagna.

Dalle 18.00, in diretta su Facebook e YouTube, parleremo della centralità delle ZES nel futuro del meridione come dell’intero Paese.

All'evento organizzato insieme a SRM - Studi e Ricerche per il Mezzogiorno “Una sfida per il Recovery Plan e oltre: le ZES come leva per lo sviluppo del Mezzogiorno” parteciperanno, oltre alla Ministra Carfagna:

Ugo Patroni Griffi, Coordinamento Autorità Portuali
Francesco Tavassi, Vice Presidente Unione Industriali di Napoli
Sergio Prete, Presidente Autorità Portuale di Taranto
Stefania Brancaccio, Vice Presidente Coelmo SpA
Gaetano Manfredi, Università Federico II, già Ministro dell'Università e della Ricerca
Adriano Giannola, Presidente Svimez

Introducono:

Amedeo Lepore, Università Luigi Vanvitelli, Socio promotore di Merita
Alessandro Panaro, SRM - Studi e Ricerche sul Mezzogiorno

Saluti di apertura:

Massimo Deandreis, Direttore SRM
Claudio De Vincenti, Presidente onorario di Merita

Conduce:

Simona Brandolini, Corriere del Mezzogiorno

POSITION PAPER

Premessa

Le Zone Economiche Speciali, introdotte con il Decreto Mezzogiorno (DL 91 del 2017), rispondono all’obiettivo di attrarre grandi investimenti, favorendo la crescita delle imprese già operative in loco o la nascita di nuove realtà imprenditoriali nelle aree portuali, retroportuali e negli interporti Si tratta di implementarne le piattaforme logistiche attraverso il rafforzamento degli sportelli unici doganali, le semplificazioni delle procedure amministrative, l’introduzione di consistenti agevolazioni fiscali e un insieme di altre misure, come le zone doganali intercluse, volte a intensificare la complementarietà tra attività produttive, infrastrutture, stoccaggio e trasporto su medie e lunghe distanze mediante gli sbocchi marittimi. Si punta così a migliorare la collocazione del sistema portuale meridionale strutturando in maniera efficiente le funzioni della logistica, dell’intermodalità e della trasversalità territoriale, così come quelle delle attività produttive e dei servizi volti all’internazionalizzazione.

Le ZES sono quindi strumenti per consentire ai porti e alla logistica meridionali di svolgere un ruolo di protagonisti nel bacino del Mediterraneo, in modo da intercettare l’espansione dei traffici determinata dal raddoppio del canale di Suez e dalle nuove rotte mercantili, facendo dell’Italia e del suo Mezzogiorno un baricentro dei corridoi di comunicazione e di trasporto tra l’Europa e le principali direttrici globali. In questo modo, anche le attività manifatturiere potranno giovarsi di nuovi mercati di sbocco e di approvvigionamento, rafforzando le proprie prospettive di crescita produttiva e di internazionalizzazione.

Oggi, con la spinta fornita dalla strategia Next Generation EU, abbiamo l’occasione – a patto di superare i fattori di blocco che hanno frenato fin qui l’attuazione del Decreto del 2017 – per far decollare finalmente le Zone Economiche Speciali, rafforzando gli investimenti nelle infrastrutture di logistica e trasporto e gli incentivi all’insediamento di attività industriali e di servizio. È un’occasione che non può e non deve andare perduta.

 

Alcune scelte di fondo

La sfida delle ZES passa per una strategia integrata di politica industriale e politica della logistica e dei trasporti, cogliendo la complementarietà forte che corre tra attività produttive – a partire dal Made in Italy e dalle produzioni di eccellenza che l’Italia esporta nel mondo – e attività di collegamento con i mercati di sbocco e di approvvigionamento nel quadro delle catene del valore a medio e lungo raggio. Porti e interporti sono infrastrutture decisive per garantire efficienza a questa complementarietà, unendo il trasporto marittimo a quello terrestre (sia stradale che ferroviario) e aereo.

Le Zone Economiche Speciali hanno proprio il compito di unire i due anelli rappresentati da manifattura e logistica, facendo perno sui sistemi portuali e assicurando al territorio più attrattività per gli investimenti sia nazionali che internazionali. Sei i requisiti fondamentali che devono qualificare i Piani di sviluppo strategico che la legge prevede per ogni ZES:  

  1. l’internazionalizzazione, attraendo investimenti esteri e rendendo l’area di riferimento votata alle relazioni internazionali;
  2. l’intermodalità, ammodernando il sistema infrastrutturale attraverso la connessione tra gli scali marittimi e i principali snodi di trasporto sul territorio (come percorsi stradali, collegamenti ferroviari, interporti, aeroporti e piattaforme logistiche);
  3. il ruolo servente rispetto al tessuto produttivo dell’insieme del territorio, in modo che il potenziamento degli snodi infrastrutturali, che costituiscono e delimitano una ZES, sia volano di sviluppo delle attività di tutta l’area che gravita su quel sistema logistico;
  4. la sostenibilità, favorendo investimenti nell’industria e nella logistica, nonché la diffusione del relativo indotto nelle zone limitrofe, che valorizzino anche le specifiche vocazioni territoriali, come nei casi della manifattura leggera, dei settori ad alta innovazione, delle energie rinnovabili e dei comparti comunque inseriti all’interno della green economy e della bioeconomia circolare;
  5. lo sviluppo di innovazione, ricerca e capitale umano, coinvolgendo centri di ricerca di eccellenza e università del territorio, che possono essere al servizio dei potenziali grandi investitori, ma anche dare impulso a processi di innovazione e creazione di nuove conoscenze e professionalità;
  6. la sicurezza, in termini di monitoraggio e controllo del territorio grazie al coinvolgimento di più istituzioni (Regione, Adsp, Consorzi di Sviluppo Industriale, Comuni, ecc.) che hanno interesse a che l’area si qualifichi per il rispetto di tutti i parametri di legalità.

Gli interventi da attivare

  1. Completare le nomine dei Commissari Straordinari del Governo, introdotti dalla Legge di Bilancio 2020 ma ancora non effettuate se non per due ZES (Jonica e Calabrese), dotandoli di reali poteri commissariali, a cominciare dagli accordi con le diverse amministrazioni e con Invitalia previsti dai Piani di sviluppo strategico, dall’esecuzione degli interventi infrastrutturali e dal rilascio delle autorizzazioni agli investimenti e all’attività d’impresa nel territorio ZES.
  2. Procedere a un’integrazione delle norme di semplificazione delle procedure autorizzative nazionali, regionali e locali, sfrondando le sovrapposizioni di competenze, unificando tutti i diversi procedimenti, a cominciare da quelli autorizzativi, relativi agli investimenti e alle altre iniziative previste, prevedendo corsie preferenziali per gli investimenti fondamentali per il conseguimento degli obiettivi dei Piani di sviluppo strategico.
  3. Completare, di conseguenza, l’attività per la costituzione degli sportelli unici per le imprese presso le autorità portuali, che sono stati adottati finora in una sola realtà (Taranto), mentre rappresentano uno strumento essenziale per la rapida conclusione di tutte le procedure per la realizzazione degli investimenti e per dare piena credibilità al progetto delle ZES, permettendo di innalzare significativamente il livello di fiducia e di disponibilità degli operatori privati.
  4. Integrare e rafforzare il pacchetto di incentivi all’insediamento e allo sviluppo delle attività d’impresa nelle ZES. A questo scopo: occorre incrementare la dotazione del credito d’imposta per gli investimenti e aumentare il plafond incentivabile per singolo investimento, sia nelle attività industriali che in quelle logistiche; mettere a frutto la novità introdotta dalla Legge di bilancio per il 2021 della riduzione dell’aliquota Ires per le imprese che attivano nuove iniziative economiche nelle ZES; accompagnare queste misure nazionali con la riduzione di imposte regionali e locali e con incentivazioni ad hoc (come gli interventi per le aree di crisi industriale e i contratti di sviluppo, del tipo “fast track”, per chi effettua grandi investimenti); disporre degli strumenti per attivare nelle ZES le Zone franche doganali intercluse (ZFDI) previste dalla legge.
  5. Prevedere il coordinamento sovraregionale e il monitoraggio da parte del Governo sulle attività delle ZES, inserendo questa attività all’interno della programmazione nazionale della logistica e del trasporto.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, con una previsione specifica di intervento per le ZES, che contribuisca a riformare le regole amministrative e impieghi per la realizzazione di questi strumenti di sviluppo territoriale una quota significativa delle risorse aggiuntive messe a disposizione dall’Unione Europea, può spingere a innovare e semplificare profondamente le procedure autorizzative, creando corsie preferenziali per i progetti di investimento delle imprese in queste aree, ed è l’occasione per sbloccare finalmente anche la strategia complessiva delle Zone Economiche Speciali, rimasta inspiegabilmente ferma dopo il varo della Legge istitutiva nel 2017 e delle prime ZES nella primavera 2018.

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Il futuro del Sud è inscritto nel futuro d’Italia e d’EuropaLo sviluppo del Mezzogiorno e il superamento definitivo della questione meridionale è oggi più che mai interesse di tutta l’Italia.
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