29 marzo 2021   Articoli

Solidarietà e fraternità intrecciate. Una Domenica delle Palme particolare

Claudio De Vincenti - Corriere del Mezzogiorno

Ho pensato che in questa Domenica delle Palme il modo migliore per fare i miei auguri ai lettori in vista delle prossime festività pasquali fosse trarre spunto dal recente libro-intervista di Papa Francesco (Dio e il mondo che verrà), per riprendere il filo di una riflessione criticamente laica sull’insegnamento che viene dal Pontefice. Un insegnamento che tocca corde che riguardano tutti, credenti e non credenti, in particolare laddove afferma che “da una crisi non si esce uguali: o si esce migliori o si esce peggiori” e che uscirne migliori significa “costruire un nuovo ordine mondiale basato sulla solidarietà”.

E’ questo il tema che Papa Bergoglio aveva già sviluppato nell’enciclica Fratelli tutti dell’ottobre scorso dove, come nella Laudato si’, riparte dalla figura chiave del suo pontificato, quella di San Francesco d’Assisi, il santo di “una fraternità aperta, che permette di riconoscere, apprezzare e amare ogni persona al di là della vicinanza fisica, al di là del luogo del mondo dove è nata o dove abita”. Ed è questa anche l’ispirazione del recente viaggio in Iraq nel segno dell’incontro tra religioni diverse che devono potersi riconoscere e apprezzare a vicenda. Non a caso l’enciclica si apre ricordando la visita di San Francesco – in piena epoca delle Crociate - al Sultano Malik-al-Kamil in Egitto.

Ma il discorso che il Papa propone in Fratelli tutti non si ferma, se non nell’ultimo capitolo, ai rapporti interreligiosi e sviluppa tematiche che hanno respiro più generale e si rivolgono a tutti noi, raggiungendo momenti di grande intensità. Come quando segnala che “la distanza fra l’ossessione per il proprio benessere e la felicità dell’umanità condivisa sembra allargarsi”, che al dispiegarsi delle connessioni corrisponde troppo spesso una perdita del “gusto della fraternità”, una “aggressività senza pudore” e una “informazione senza saggezza”, che vediamo crescere “gruppi sociali che si aggrappano a un’identità che li separa dagli altri”.

Rispetto a tutto ciò, il messaggio di fattiva speranza che l’enciclica vuole dare è affidato alla riproposizione della parabola evangelica del buon samaritano e a una sua disamina semplice e profonda: dell’uomo ferito, abbandonato lungo la strada, non si preoccupano i primi personaggi che gli passano accanto, tutti troppo compresi del proprio ruolo sociale per dedicare tempo allo sventurato; si ferma invece e si prende cura di lui un samaritano – quindi appartenente a una diversa comunità - che, senza conoscerlo, avverte la comune fragilità umana e il senso profondo di una fratellanza senza distinzioni.

Su questo impianto, l’enciclica ragiona sulla triade “libertà, uguaglianza, fraternità” che, grazie alla Rivoluzione francese, sta all’origine della formazione degli Stati democratici moderni. La tesi di fondo è che “la fraternità ha qualcosa di positivo da offrire alla libertà e all’uguaglianza”: senza una “volontà politica di fraternità”, la libertà si restringe in “una condizione di solitudine” e l’uguaglianza si confina all’interno di “mondi chiusi” ed escludenti. E’ la fraternità che dà respiro a libertà e uguaglianza.

Il punto è di grande rilevanza e ci ricorda che le prime due parole d’ordine del 1789 non sono da sole autosufficienti, hanno bisogno di una politica basata sul senso della comunità. Nell’enciclica sembra mancare però la piena consapevolezza che l’interazione tra i tre vertici della triade è in realtà reciproca. La costruzione di istituzioni e di regole che siano garanzia concreta delle libertà individuali – il portato del liberalismo - è condizione necessaria, anche se non sufficiente, affinchè lo spirito di fratellanza possa emergere e percorrere le relazioni tra le persone. L’affermazione concreta di uguali diritti economici e sociali – il portato del movimento socialista - è essenziale per la tenuta del patto sociale che sta alla base dello Stato democratico e che fa sentire a ognuno di essere parte di una comunità solidale. In altri termini, se la fraternità è fondamentale per dare un’anima alla democrazia, la cura di istituzioni e regole che siano presidio sicuro di libertà e uguaglianza è condizione necessaria affinché la democrazia possa trovare la propria anima.

E’ comunque positivo che l’enciclica senta il bisogno di misurarsi con i tre grandi principi - liberté, égalité, fraternité – che sono il portato di un’esperienza storica ispirata da un’etica laica. A conferma dell’importanza di un dialogo senza steccati e del respiro universale del messaggio di fratellanza che Papa Francesco, sulle orme del poverello di Assisi, ci trasmette in questa così difficile fase della nostra storia.

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