24 ottobre 2022   Articoli

L'emergenza energetica e il terrorismo territoriale

Giuseppe Coco - Corriere del Mezzogiorno

L’Assemblea Regionale della Puglia sta scrivendo una pagina tra le peggiori per l’egoismo territoriale e la frantumazione del nostro paese, proprio mentre la maggior parte degli intellettuali meridionali cerca di evitare che l’Autonomia differenziata inserisca un altro tassello nella disunione nazionale. E’ infatti stata approvata una incredibile proposta di Legge Regionale che, muovendo dalla Legge Marzano del 2004, imporrebbe la richiesta al TAP del 3% dei ricavi del gas importato: in realtà non è chiarissimo se la Legge richieda il 3% dei ricavi dell’infrastruttura, ovvero del servizio di trasporto, oppure dei ricavi dalla vendita del gas, una vera assurdità. Ciò che fa pensare a questa seconda ipotesi è che, secondo alcuni dei proponenti, il ricavato della misura potrebbe coprire l’intera bolletta del gas dei pugliesi. 

E’ un segno dei tempi che qualcuno possa aver pensato che si poteva imporre una compensazione (che peraltro va concordata con i costruttori delle infrastrutture a norma della Marzano e non può essere imposta per Legge) sul gas di passaggio. Il TAP in Puglia approda a Melendugno e fa pochi chilometri in gasdotto nuovo, prima di riconnettersi alla rete nazionale, costruita in passato per portare il gas naturale ai pugliesi. Questo gas, fino a pochi anni fa arrivava totalmente dall’Algeria dal Nord Europa e dalla Russia con gasdotti che approdavano in altre regioni italiane, ad esempio Il Friuli per le enormi forniture dalla Russia. Immaginate ora cosa penserebbero i friuliani che dopo aver fatto passare il gas naturale necessario al nostro paese per decenni, ora si vedrebbero imporre un balzello del 3% dalla Puglia sul gas naturale, nel momento di massima emergenza.

In effetti a pagare questo balzello sarebbero le altre regioni italiane, comprese le altre regioni meridionali. Ciò che sconcerta della proposta però è anche la incredibile sproporzione tra l’impatto ambientale (e territoriale) e la richiesta. Per pochi chilometri di infrastruttura che, al contrario di quanto furbi imprenditori politici privi di scrupoli volevano far credere, non hanno avuto alcun impatto ambientale, si chiede il 3% della merce. Un balzello degno dei peggiori signorotti medioevali, o della famosa scena in cui Troisi e Benigni vengono ripetutamente richiesti di versare un fiorino per il passaggio con carro. 

Il TAP, prima dei pochi km pugliesi, viaggia per più di 800 km per varie regioni della Grecia del Albania e per l’Adriatico. Immaginate se ogni regione chiedesse il 3%, anzi immaginate se ogni regione chiedesse un contributo in proporzione ai km di infrastruttura. Il prezzo del gas naturale sarebbe improponibile e nessuno costruirebbe mai gasdotti. Ma spingiamo la logica dei ‘furbi’ legislatori locali  ancora più in coerenza. Cosa potrebbe frenare la Basilicata dal chiedere compensazioni proporzionali e continue, anno su anno, nella stessa logica per la fornitura di risorsa idrica alla Puglia? Perché le regioni sede di raffinerie non dovrebbero chiedere il 3% dei proventi della benzina ai pugliesi nella stessa logica? Anzi la logica sarebbe molto più giustificata da veri danni ambientali, non posticci come i nostri.

La misura del 3% è stata ricavata per analogia dalla normativa sulle compensazioni per gli impianti da energia rinnovabile, ma in quel caso gli impianti consumano suolo e producono energia per cui l’aliquota si impone sui ricavi totali. Nel caso del TAP, anche se la Marzano fosse applicabile, il riferimento sarebbero invece solo ricavi da infrastruttura (solo il trasporto) e solo proporzionalmente ai 10 km di infrastruttura in Puglia. Sono sicuro che una prospettiva del genere spegnerebbe gli entusiasmi dei Consiglieri Regionali per la geniale trovata.

Una norma regionale come quella proposta sarebbe in realtà senza effetti, perché le compensazioni vanno concordate con le imprese, e andrebbe certamente incontro alla censura della Corte Costituzionale. L’assenza di qualsivoglia legame tra le compensazioni richieste, i ricavi da infrastruttura ed il danno ambientale ne segnano il destino dal principio. Tuttavia il fatto che qualcuno abbia concepito il miraggio di annullare la bolletta dei pugliesi (a carico degli altri italiani) presentando la misura come una compensazione ambientale per 10 km di infrastruttura invisibile e nel momento di massima emergenza per il sistema energetico nazionale, fa riflettere. Amaramente. 

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